Pubblichiamo qui di seguito appunti sparsi presi il 16 ottobre scorso, quando l’assessore all’urbanistica Mazzoleni ha incontrato studentesse e studenti della Facoltà di Architettura per presentare il nuovo Piano Regolatore Generale di Torino.
L’incontro, dal titolo “Trasformazioni e politiche per la Torino del futuro”, rientrava nel programma di Scenario Torino, una collaborazione tra l’Assessorato all’Urbanistica comunale e i dipartimenti DAD (Architettura e Design) e DIST (Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio) del Politecnico di Torino.
Il progetto, iniziato l’anno passato, è nato per favorire lo scambio di idee e interessi tra il Comune di Torino e il corpo studentesco del Politecnico. Il Comune, individuate delle aree specifiche, propone a chi studia di riprogettarle: l’assessore infatti a inizio incontro specifica a chi ascolta che è venuto perché dai progetti vorrebbe ottenere dell’IMMAGINARIO. Non sono previsti però neanche dei crediti formativi in cambio del lavoro gratuito di studenti e studentesse.
Mazzoleni descrive Torino come una città “paradossale”, ricca di storia, di produttività e di attività, ma in crisi costante dal 2008 con perdita di popolazione e stagnazione economica. In questo quadro però si innestano gli investimenti post covid (misurati in 3,5 miliardi di euro), che precedono (e sono arrivati in realtà senza, o meglio prima di) una progettazione specifica. Tra questi l’assessore ritiene che il principale sia la nuova linea metro 2 (per circa 1 miliardo), benché gli importi inziali siano stati poi ridotti dal governo attuale: la fase di progettazione è in partenza dato che la gara per l’assegnazione del progetto si è da poco conclusa. Invece la riqualificazione del Parco del Valentino (quantificata in circa 400 milioni di euro) viene presentata come il progetto bandiera della città, di cui lo stesso assessore si ritiene molto soddisfatto: sono ben 12 i cantieri già avviati o da avviare nell’area.
Altri progetti presentati, più in breve, sono stati:
- Manifattura Tabacchi: dopo essere rimasta invenduta, l’assessore afferma che se il privato non è interessato tocca al pubblico intervenire per riqualificare l’area. Il progetto viene presentato come “interessante” perché coinvolge diversi attori pubblici (Comune, Demanio, CDP etc.)
- Laghetti di Falchera: importante perché è un investimento in estrema periferia, anche se l’assessore ammette che forse non se ne farà nulla per l’aumento dei costi
- Scalo Vallino: anche qui l’investimento più importante sarà la creazione di un nuovo (ed ennesimo) studentato privato
L’assessore passa poi a parlare degli “strumenti” pre-piano di cui si è dotato il Comune con due apposite delibere per venire incontro tempestivamente a quelle che definisce “urgenti necessità” della città, citando quindi:
- la delibera sugli “USI TEMPORANEI” per realizzare esperimenti al di fuori della pianificazione (esemplificativo il caso dello spazio “Flashback”, https://www.flashback.to.it/);
- la delibera quadro sulle operazioni urbanistiche in deroga (per esempio i cambi di destinazione d’uso), per snellire le procedure prima svolte con singole deroghe;
Per quanto riguarda l’azione di coinvolgimento della città sul piano regolatore, l’assessore la definisce “ascolto” ed elogia stucchevolmente il lavoro svolto dall’associazione privata Urban Lab, definito “egregio” e il suo progetto “Voci di Quartiere” come applicazione diretta delle politiche comunali: ribadendo però che la partecipazione reale e democratica è nell’espressione di voto dei cittadini, i quali hanno dato il mandato ad agire votando il programma elettorale del sindaco Lo Russo. Quindi ha nuovamente sostenuto che la cittadinanza va informata (di fatto a posteriori), ma non ci deve essere una sua ingerenza direetta nelle scelte che l’amministrazione comunale intende e intenderà compiere.
Scendendo più nello specifico del processo amministrativo fin qui svolto relativamente alla procedura di riscrittura del PRG, l’assessore ammette il ritardo, ma ribadisce che partendo dal lavoro già portato a compimento dalla precedente amministrazione Appendino si può procedere direttamente con una delibera. Come previsto dalla delibera del programma di mandato approvata quando la giunta Lo Russo entrò in carica, il nuovo PRG poggerà su idee programmatiche che l’assessore ha condensato in:
- innovazione: Torino è ancora una città industriale, bisogna innovare per continuare a essere un polo capace di dare continuità alla manifattura;
- ecosistema: la città va riprogettata perché secondo gli standard attuali non può essere più sostenibile di così;
- welfare: l’obiettivo è “usare” la città per rispondere ai suoi bisogni.
L’assessore si concentra poi proprio sul welfare parlando della casa: afferma che in città ci sono più di 50.000 alloggi sfitti, secondo la sua opinione perché collocati in aree della città “non attrattive”: Il PRG quindi dovrà essere utilizzato per intervenire e modificare questa “percezione” di non attrattività. Così anche la possibilità di trasformazione dei locali commerciali in case viene da lui presentata come una soluzione al bisogno, a patto di non degenerare come successo a Milano. Sulla manifattura invece afferma, come esempio, che Torino ha un regolamento molto rigido, definito “esagerato”, sull’inquinamento sonoro: propone quindi di rivederlo per venire incontro alle esigenze delle manifatture! L’assessore accenna poi, a spot, ad alcune questioni, definite “importanti”, che andranno risolte nel prossimo piano regolatore:
– perequazioni: le compensazioni posso essere anche spostate in altri parti della città e svincolate dalle aree edificate;
– sostenibilità: non fermarsi alla valutazione dell’aspetto ecologico, ma estenderla all’impatto sociale, che va reso però in qualche modo “oggettivabile”;
– flessibilità regolata: in zone d’interesse per gli investimenti la flessibilità può essere maggiore, in altre parti della città invece può esserci più rigidità;
– aree di trasformazione: lo strumento della ZUT (Zona Unitaria di Trasformazione) è definito farraginoso, motivo per cui sarebbe necessaria una normativa più “porosa”
– indicazioni sistemiche: va introdotta nel PRG la definizione di “terreni agricoli”
Buona sintesi. Ero presente con Bruno Bianco.
Quella dell’Amministrazione non è la riscrittura del Piano per Torino (quello è stato il tentativo della precedente) ma la volontà di scriverne uno interamente nuovo.
L’esordire definendo Torino città ricca (!) -dovendosi poi rifugiare nelle ricchezze monumentali e storico-urbanistiche è stato stridente nei confronti dell’aumento della povertà, della profonda crisi industriale (in particolare dell’auto con la straripante cassa integrazione), l’aumento della cessazione di esercizi commerciali, la persistente domanda inevasa (molto aumentata per i giovani) di case popolari, l’aumento dei clochard senzatetto per le strade, ecc.
L’idea secondo cui si registrano decine di migliaia di alloggi sfitti perchè in zone non attrattive per occorre intervenire sulla loro inappetibilità, non tiene conto che si registrano in gran numero alloggi sfitti anche in pieno centro e che elevare il livello di qualità urbana in una zona comporta l’aumento deciso dei suoi canoni, in caso di loro sblocco.
Per rendere ‘oggettivabile’ l’impatto sociale della sostenibilità la prima cosa da assicurare alla cittadinazza è la realizzazione di tutti i servizi necessari in buona parte mancanti in quantità e qualità e quindi porre al PRG l’obiettivo prioritario della risposta ai bisogni primari per tutti.
L’uso in deregulation della perequazione, delle varianti in deroga, della flessibilità discrezionale, dell’uso temporaneo non strutturato ma liberalizzato, ecc. sono il classici ‘mattoncini’ attraverso cui il Piano s’immette sul binario della sconfessione di se stesso.