CRONACA DI UN CROLLO D’ARGINE ANNUNCIATO

Lo scorso 3 novembre una trentina di cittadini hanno partecipato a una “passeggiata urbanistica” nel quartiere Bertolla.

Le “passeggiate urbanistiche” organizzate da ‘Un Altro Piano per Torino’ sono un viaggio nel tempo: percorsi lungo le molte speculazioni edilizie avvenute a Torino nel passato lontano o recente. I promotori, insieme ai residenti dei quartieri, fanno rivivere nella memoria borghi, prati e boschi cancellati da colate di cemento già avvenute o da cantieri attivi o imminenti.

Un Altro Piano per Torino cerca, in questo ed altri modi, di contrastare le nuove devastazioni che si teme saranno consentite dal Piano (De)regolatore in corso di gestazione da parte dalla Giunta in carica, e in particolare dall’assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni, pluri-indagato a Milano per abusi edilizi. La libertà di edificare qualunque cosa ovunque è ciò cui si mira, in attesa di conoscere cosa ne sarà del decreto SalvaMilano che trasformerebbe l’Italia nel Far West del calcestruzzo

Il quartiere Bertolla, a seguito di una variante del PRG del 2010, è stato trasformato da borgata periferica ancora artigiana e agreste in un ammasso disordinato di condomini, RSA e terreni incolti e dissestati dalle ruspe e recintati da transenne, già destinati a ulteriori edificazioni.

Durante la passeggiata del 3 novembre abbiamo camminato anche sulla pista ciclabile che costeggia il canale derivatore che fu dell’Azienda Elettrica Metropolitana  (AEM).
La costruzione degli argini artificiali del Po in questo tratto risale ai primi anni Cinquanta. Nel 1952 fu costruita la Diga del Pascolo, che servì anche a creare il canale derivatore per la produzione di energia idroelettrica. A valle della centrale idroelettrica, ora di IREN ENERGIA, il canale corre stretto e rettilineo verso San Mauro, tra l’argine e la riva dell’isolone artificiale di Bertolla. L’isolone ospita una garzaia (colonia di aironi cenerini) che comprendeva in passato diverse centinaia di nidi: purtroppo è stato deforestato a più riprese tra il 2019 e il 2023, anche a titolo di “riqualificazione naturalistica” a compensazione della menzionata speculazione edilizia nell’omonimo quartiere. Ciò è avvenuto con il benestare e anzi il coordinamento dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese che dovrebbe tutelare quest’area e invece dal 2020 l’ha concessa a pascolo a una ditta privata. Le dimensioni della seconda garzaia europea in ambito urbano si sono perciò molto ridotte.

Mentre osservavamo, attraverso gli alberi e la vegetazione dell’argine lungo il quale corre la ciclabile, la sponda nuda dell’isolone in mezzo al canale, abbiamo ascoltato la storia della Zona di Protezione Speciale (ZPS) del Meisino, di cui l’isolone fa parte, e del progetto del Parco dello Sport e dell’Educazione Ambientale i cui cantieri stanno già pesantemente impattando su tale riserva naturalistica.

Alle nostre spalle, subito dietro la ciclabile, si estendeva tetra un’altra zona ampiamente deforestata, che attende la prossima cementificazione: la costruzione di nuovi edifici residenziali, in un’area peraltro a rischio idrogeologico elevato, come il Meisino.

Nostalgia, rabbia, desolazione, erano i nostri sentimenti al termine della rassegna delle alterazioni al nostro territorio, alle quali non immaginavamo che se ne sarebbe aggiunta un’altra poco tempo dopo.

Pochi giorni prima di Natale, un gruppo di noi è stato intervistato da un giornalista che ha voluto incontrarci nello stesso luogo. Che nel frattempo aveva subito una nuova devastazione: anche l’argine dove ci eravamo soffermati è stato completamente denudato, tutti gli alberi abbattuti.

Mentre ci trovavamo sul posto a osservare la riva, è sopraggiunto un tecnico dell’AIPO (Agenzia Interregionale del Fiume Po), che ha difeso l’operato del suo Ente, responsabile dei tagli, dicendo che erano stati richiesti da IREN ENERGIA e che comunque un regio decreto obbligherebbe l’Ente preposto ad abbattere tutti gli alberi presenti sugli argini. Questo perché, in caso di piena, gli alberi potrebbero essere sradicati e ostacolare il flusso delle acque, mettendo in pericolo gli abitanti delle case nelle vicinanze dell’argine. Ci ha indicato un paio di punti in cui l’argine era stato eroso e necessitava di ricostruzione, che secondo lui non sarebbe stata possibile senza rimuovere gli alberi. Tutti gli alberi lungo l’argine, ci siamo chiesti?

Siamo sul margine della Zona di Protezione Speciale IT1110070 “Meisino (confluenza Po-Stura)” e dovrebbe quindi valere la prescrizione dell’art. 23 comma 1 lettera c) numero 6 delle Misure di Conservazione per la Tutela della Rete Natura 2000 (Allegato E al D.G.R. n. 55-7222 del 12/7/2023), che per quanto attiene ai siti con ambienti delle acque correnti prescrive che “in corrispondenza di argini artificiali, di difese di sponde, di dighe in terra, di opere di presa o derivazione e di altre opere idrauliche o di bonifica è sempre consentito il taglio di singole piante che possono recare danno alla loro funzionalità”.

Di singole piante, non di tutta la vegetazione (secondo quanto previsto ai numeri 1, 2 e 4 della lettera c del comma 2 dell’art. 23).

Il 12 febbraio, senza che ci sia stata una piena del fiume e in assenza di precipitazioni, l’argine denudato è crollato. La pista ciclabile ora non è più agibile. Per l’esattezza, è stata chiusa dopo la segnalazione di un cittadino, ma domenica 22 era aperta senza che la riva sia stata messa in sicurezza. Lunedì 23 la viabilità era di nuovo impedita, ma senza alcuna segnaletica).

Ora, ci risulta che il Regio Decreto 523 del 1904 (Testo Unico sulle Opere Idrauliche), all’art. 96 che richiama l’art. 168 della legge 20 marzo 1865, allegato F (norme di altri secoli, adeguate a epoche in cui la cementificazione diffusa era ancora lontana dal verificarsi) NON prescrive di abbattere gli alberi sugli argini, ma di non piantarne. E la distinzione non è sottile. Si vietano, in un’Italia ancora prevalentemente agricola e frammentata in piccoli poderi, le “piantagioni” sugli argini, così come si proibisce “il pascolo e la permanenza dei bestiami sui ripari, sugli argini e loro dipendenze, nonché sulle sponde, scarpe e banchine dei pubblici canali e loro accessori”. (Forse sarebbe vietato, quindi, anche il pascolo sull’isolone?) Simultaneamente però si vieta anche “Lo sradicamento o l’abbruciamento dei ceppi degli alberi che sostengono le ripe dei fiumi e dei torrenti per una distanza orizzontale non minore di nove metri dalla linea a cui arrivano le acque ordinarie.”

Quindi la questione è complessa. Ciò che emerge è in primo luogo come l’azione umana sul territorio abbia sempre effetti imprevisti, talora positivi, spesso negativi. In conseguenza della costruzione della Diga del Pascolo si è creato un bacino a lento scorrimento che ha attratto una ricca avifauna acquatica, ragion per cui il Meisino è diventato un hotspot ornitologico e l’area è stata inserita nel Parco Naturale del Po Piemontese ed è stata designata Zona di Protezione Speciale della Rete Natura 2000. Le opere idrauliche che hanno prodotto questi effetti avevano tutt’altre finalità: la rinaturalizzazione di quest’area alla confluenza del Po e della Stura è stato un loro inatteso esito collaterale, che ha allietato studiosi e ambientalisti, ma che infastidisce tuttora i soggetti che dalle trasformazioni territoriali vogliono trarre soltanto benefici economici. Per costoro, il fatto che l’area sia soggetta a tutele è un imbarazzo. La gestione e la manutenzione della diga e del canale rappresentano costi che IREN ENERGIA ha interesse a ridurre al minimo, quindi meno vegetazione c’è, meglio è. L’amministrazione torinese ritiene che il Meisino, sinora frequentato da amanti della natura, senza nemmeno un chiosco che venda gelati e patatine, debba essere messo a valore rendendolo attrattivo per altre categorie di “utenti”, inserito nel circuito economico, per consentire ricadute commerciali. Per questo lo si trasforma in area fitness, con attività sportive di nicchia anche a pagamento. Ma questo programma evidentemente è ostacolato dalle pastoie normative a salvaguardia della biodiversità, degli habitat, di specie ormai rare.

Gli Enti preposti a tutelare l’area sembrano disponibili a togliere dall’imbarazzo i portatori di interessi economici e anche se stessi. Concedere a pascolo l’isolone e permettere l’installazione del “Parco dello Sport” sono degradazioni che probabilmente porteranno il Meisino a perdere le caratteristiche che ne fanno una Zona di Protezione Speciale. In ogni caso, ci sarà molto meno da manutenere e da tutelare.

Quel tratto di argine crollato, ci diranno probabilmente l’AIPO e gli altri Enti, è il motivo per cui, con lungimiranza, abbiamo abbattuto gli alberi, prevedendo il pericolo. L’argine crollato, pensiamo invece noi, è la conseguenza dell’aver eliminato la vegetazione che con le sue radici teneva insieme il terreno. Come abbiamo visto in tanti altri casi, anche tragici, per esempio in varie zone dell’Emilia Romagna. Che cosa seguirà al crollo dell’argine? Probabilmente altro cemento, come l’ennesima colata che si prepara lì alle sue spalle, oppure una finta rinaturalizzazione in tempi incompatibili con i processi naturali. Anche se, nel suo piccolo, questo crollo dimostra che insistere ad andare contro natura porta sempre e solo al disastro.

Comitato Salviamo il Meisino
Assemblea Un altro piano per Torino

BERTOLLA VENDESI – Una camminata nel declino inarrestabile dell’ultimo borgo rurale di Torino

Una volta lasciata la caotica strada San Mauro o il Lungo Stura Lazio, addentrandosi nel quartiere di Bertolla ci si ritrova a camminare per vie non squadrate, insolitamente silenziose e poco trafficate, dove tutto sembra più rallentato e tranquillo rispetto al resto della città.

Per la camminata organizzata dall’assemblea Un Altro Piano per Torino, nel pomeriggio di domenica 3 novembre 2024, il ritrovo è in Via Fattorelli 81, in mezzo a due grandi prati che consentono di godersi il tepore del sole, scambiandosi i primi saluti.

A raccontarci delle trasformazioni della zona sono alcuni abitanti, che da diversi anni cercano di attivarsi per difendere la bellezza del quartiere.

Scopriamo subito che i pratoni che ci hanno accolto al nostro arrivo sono in realtà uno dei pochi elementi superstiti di quella bellezza, in gran parte svanita, cancellata da varianti e delibere che in pochi anni hanno cambiato il volto della borgata.

Supermercato, Rsa e più di venti palazzine a Bertolla Sud/Verna
Cascine, case basse, ampie zone prative, orti coltivati, bealere. L’ultimo borgo rurale ha resistito intatto fino allo sviluppo edilizio iniziato con la Variante strutturale al Piano Regolatore n. 100 del 2008, che classificò tutte le aree in base al rischio idrogeologico, definendo i limiti di edificabilità e aprendo così la strada alla Variante Parziale n. 228 del 2012 (Giunta Fassino), con cui il Comune trasformò l’Ambito Bertolla Sud da ATS (Area da Trasformare per Servizi) a ZUT (Zona Urbana di Trasformazione): i limiti precedenti venivano ridotti in modo consistente divenendo possibile una “radicale ristrutturazione urbanistica e di nuovo impianto, indipendentemente dallo stato di fatto”. Lo “stato di fatto” era costituito in gran parte da prati su cui non si era mai costruito fino ad allora, terreni vergini da sfruttare per una speculazione che interessava una superficie territoriale di 153.000 mq, da strada San Mauro al canale derivatore. Con lo Studio Unitario d’Ambito e il Piano Esecutivo Convenzionato del 2018 (Giunta Appendino), proposto da una cinquantina di proprietari, vennero accorpati gli indici di edificabilità relativi ai vari terreni pubblici e privati, concentrando le previsioni edificatorie in alcune aree. Furono previsti un supermercato, una RSA e più di venti palazzine di quattro piani fuori terra più mansardato. Penny e la RSA sono stati già realizzati. Il pian terreno degli edifici potrà essere utilizzato solo per autorimesse, a causa del rischio idrogeologico. Il Comune poteva così incassare 3 milioni di euro per gli oneri di urbanizzazione (peraltro ricaduti solo in minima parte nell’area) e i privati valorizzare i propri terreni edificabili. Petizioni e forti contestazioni non furono ascoltate.

Solo i prati comunali del lotto X sono salvi grazie alla petizione dei cittadini del 2022
Nel 2022 una nuova Petizione, per cui in un mese furono raccolte mille firme, chiese di fermare almeno la cementificazione del decimo lotto, di proprietà del Comune. Quello che comprende proprio i due prati di via Fattorelli 81. L’amministrazione (Giunta Lo Russo) ha accolto la richiesta promettendo di prevedere l’inedificabilità dei due terreni nel nuovo Piano Regolatore, anche se per ora non esiste alcun atto approvato che conferma questa decisione.

La RSA prestige della plurindagata Orpea
Proseguendo per alcuni metri lungo via Fattorelli incontriamo la nuova RSA, residenza prestige per anziani, ad elevato standard alberghiero, dal nome “Giardino degli Aironi”. La struttura, pubblicizzata come immersa nel verde e annunciata, al tempo del cantiere, dai tabelloni della campagna Torino 2030 sostenibile e resiliente, ha cancellato l’enorme prato raffigurato sullo striscione che viene srotolato davanti alla recinzione: “La gente veniva a fare merenda, si sedeva, potevi trovare gli animali al pascolo. Ogni volta che giravi l’angolo pensavi: è una meraviglia”.

Completamente fuori scala rispetto al contesto (per il rischio idrogeologico è stato costruito un piano in più), la RSA si trova a poche centinaia di metri da quelle di via Torre Pellice e di strada San Mauro. “Dalle suite dicono che si scorge la Gran Madre. Ma da qui sotto ora non si vede neanche più Superga”.

Osserviamo alcuni ospiti uscire dalla residenza con i loro accompagnatori; all’interno non è stata neanche progettata la presenza di un giardino e gli ospiti sono costretti a utilizzare l’area verde antistante da poco realizzata, chiamata “giardino sensoriale”. Non possono farlo spesso però perché l’erba viene raramente tagliata e, a differenza del prato scomparso, non c’è terra profonda: è stato costruito come compensazione dove in passato veniva prodotto materiale edile e dopo poche ore di pioggia viene completamente allagato.

Ancora oggi gli abitanti della cascina davanti alla quale la RSA è sorta non hanno accesso al retro della propria casa, che è stata anche gravemente danneggiata durante i lavori.

A gestire la residenza è Emeis, nuovo nome della multinazionale francese Orpea, che ha cambiato il marchio dopo lo scandalo scoppiato in Francia in seguito a decine di denunce relative a vari istituti per gravi maltrattamenti sui pazienti, che hanno portato a una commissione parlamentare d’inchiesta e a numerosi procedimenti giudiziari, per messa in pericolo della vita altrui e omicidio involontario.

Borgo dei lavandai e greenwashing a Bertolla Nord
Cominciando a spostarci verso Bertolla Nord viene ricordato che queste edificazioni sono solo l’atto più recente di un declino inarrestabile iniziato a metà degli anni ’80, quando l’area fu definita residenziale e arrivò il cemento. Qui erano tutti prati. Esisteva solo strada della Verna, che partiva dalla strettoia, attraversava prati e cascine e usciva al curvone.

Ci fermiamo in una piazzetta dietro strada Bertolla, una volta superata la chiesa di San Grato. L’oratorio è rimasto uno dei pochi luoghi di aggregazione. Le trasformazioni hanno azzerato le relazioni sociali. Camminando per le strade incontri solo muri. Non ci sono negozi o posti per incontrarsi”.

Un murales ricorda il passato di borgo dei Lavandai. Già dall’inizio dell’800 molte famiglie della zona erano dedite al lavaggio a mano dei panni per la clientela, faticosa attività favorita dalla grande disponibilità d’acqua – grazie alla serie di canali derivati dallo Stura – e dai grandi prati, utilizzati per stendere al sole. Questa attività economica cominciò a sparire con la meccanicizzazione degli anni ’30 e poi, definitivamente, negli anni ’60.
Un passato che viene descritto anche da alcuni pannelli installati dal Comune, che raccontano la storia della “terra di là dal fiume” ma anche gli anni della trasformazione.Leggiamo: “Il presente e il futuro, Bertolla oggi: un quartiere consapevole del suo passato e legato ad esso, tuttavia disposto anche a cambiare pur nell’assoluto rispetto delle sue antiche peculiarità… In un contesto ambientale ancora particolare e piacevole… E l’intenzione è di fare sempre meglio…!”.

Basta girare lo sguardo per scoprire una realtà ben diversa. La sequenza di edifici costruiti sempre su terreni vergini una decina di anni fa al di là della mini-rotonda è stata realizzata senza che fosse necessaria la variante di Piano, ma semplicemente con lo Studio Unitario d’Ambito, con cui sono state accorpate le aree edificatorie, dopo che la maggior parte dei proprietari aveva dato la disponibilità. Le ditte proponenti firmarono un atto che escludeva la possibilità di rivalersi sul Comune in caso di alluvioni; il Comune era pertanto sollevato da ogni responsabilità avendo avvisato del rischio idrogeologico.
Dovrebbero essere edificate altre cinque palazzine come queste ma molti abitanti sembrano non credere al fatto che ciò possa essere realizzato, a causa della carenza di domanda.

Sull’Isolone non c’è più il bosco
Proseguendo lungo strada di Bertolla incontriamo lo scheletro di un edificio in costruzione, questa volta rientrante nella trasformazione dell’Ambito 6H; il cartellone annuncia: 4 piani, 28 alloggi, consegna prevista per il 2025. Anche in questo caso è stato scelto un nome rassicurante e bucolico: “Condominio Parco degli Aironi”.

Ci dirigiamo verso il Po e l’Isolone Bertolla, dove gli aironi però nel tempo sono diminuiti. Ci fermiamo di fronte all’Isolone, sulla pista ciclopedonale (che fa parte della Venezia-Torino) molto frequentata da ciclisti e pedoni. L’Isolone è diventato tale dalla metà degli anni ‘50, quando fu realizzato il canale derivatore, che prende l’acqua all’altezza della diga del Pascolo e ritorna al Po dopo il salto nelle turbine della centrale idroelettrica.

Fa parte della Zona di Protezione Speciale del Meisino Confluenza Po – Stura, sito della Rete Natura 2000, tutelata dalla normativa comunitaria in quanto oasi naturalistica di particolare rilievo, ricca di specie vegetali tipiche degli ambienti umidi e ripariali e di una variegata avifauna selvatica. L’Isolone è noto per ospitare una garzaia di aironi cenerini che hanno scelto il fitto bosco per nidificare (insieme al caso di Amsterdam è l’unica garzaia in Europa ad essere situata entro i confini di una grande città). Dagli 80 nidi degli anni ’90 e i 100 registrati nel 2007, si è passati ad alcune decine di coppie di aironi tra il 2016 e il 2022, arrivando a 17 coppie nel 2023 e 50 nel 2024.

Dopo l’attività di silvicoltura con impianto di pioppi per fare legna, conclusasi nel 2006, negli anni si verificò un naturale rimboschimento che coprì quasi tutta l’isola, la quale, è bene ricordarlo, è interdetta al pubblico. Un luogo unico, un polmone verde esteso per 48 ettari, importante scrigno di biodiversità.

Il bosco è stato quasi completamente eliminato, sostituito da prati per il pascolo. Si è iniziato con alcuni interventi di diradamento nel 2019, fino ad arrivare, negli anni successivi, alla distruzione quasi completa del bosco. Centinaia di alberi abbattuti, un ecosistema annientato. Senza copertura arborea inoltre l’isola è completamente esposta all’effetto corrosivo delle piene del Po, che inevitabilmente in passato l’hanno allagata.

L’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese, a cui sono stati dati in concessione i terreni demaniali, sostiene che l’operazione sia stata finalizzata alla “pulizia” e alla “riqualificazione” dell’area, per la necessità di insediare piante autoctone. Questo nonostante il pioppo rientri tra le specie autoctone della porzione occidentale del bacino del Po. La gestione è stata affidata all’Azienda Agricola Gramaglia, che ha sede poco distante e utilizza l’area come pascolo.

Scopriamo che l’intervento, che si inserisce nella più ampia cornice del piano esecutivo di recupero ambientale dei progetti Pera e Torino Città d’Acque, è collegato alla trasformazione di Bertolla Sud/Verna, di cui costituisce una “compensazione” per i terreni naturali scomparsi.

Alla luce dei cambiamenti che hanno interessato successivamente l’area del Meisino, sembra che l’eliminazione del bosco dell’Isolone abbia dato inizio ad un processo di declassamento dell’intera Zona di Protezione Speciale, che forse si sta allargando a tutta la città, in cui i parchi vengono sempre più sfruttati per scopi estranei e deleteri per le loro caratteristiche naturali.

Approfondimenti sull’isolone di Bertolla sono pubblicati in questo blog

Piazza Monte Tabor per le automobili
Per proseguire sulla ciclovia verso il ponte della centrale idroelettrica, attraversiamo Piazza Monte Tabor, un angolo nascosto in cui il tempo sembra essersi fermato, fatto di piccole case, ma invaso dalle auto. Qui gli abitanti alcuni anni fa si sono opposti alla valorizzazione della piazza e dello spazio pubblico con l’inserimento di alberi e panchine, preferendo conservare il parcheggio sotto casa.

Il Centro di educazione ambientale e sportiva che devasta il Parco del Meisino
Arriviamo al ponte della centrale idroelettrica, che è anche un accesso all’isolone.
Viene ricordato che nelle varie opzioni alternative che gli organizzatori del Todays Festival (svoltosi al Parco della Confluenza a fine agosto) avevano proposto, c’era proprio l’Isolone (nonostante sia area protetta e non aperta al pubblico) e questo piccolo ponte quindi sarebbe stato l’ingresso per gli 8.000 spettatori previsti. Una soluzione al limite del ridicolo, proposta affinché la scelta finale ricadesse su altre opzioni, che però il Comune e l’Ente Parco hanno considerato come se fosse frutto di uno studio serio, sentendosi poi costretti ad escluderla rispetto al male minore rappresentato dal parco della Confluenza.

Dopo il disboscamento dell’Isolone, l’aggressione alla Zona di Protezione Speciale è proseguita con la Cittadella dello Sport al Parco del Meisino, invenzione dell’assessore allo sport Carretta (coadiuvato dall’assessore al verde pubblico Tresso). Avendo la possibilità di accedere ai fondi del PNRR (11,5 milioni di euro) per strutture sportive, l’assessore ha infatti deciso di non destinarle ai tanti impianti pubblici esistenti che avrebbero bisogno di una ristrutturazione (come le piscine Sempione, Rari Nantes e molte altre strutture), ma di ideare un enorme progetto di parco tematico, che prevede la ristrutturazione dell’ex galoppatoio militare (Cascina Malpensata), il quale diventerebbe un “Centro per l’educazione sportiva e ambientale”, e l’installazione di molteplici strutture sportive, tra cui quelle per ciclo cross, mountain bike, pump track, biathlon, con il posizionamento di passerelle anche nell’area umida.

È la Giunta a portare avanti tutto, senza coinvolgere il Consiglio né i cittadini. Il Progetto Esecutivo viene approvato il 9 luglio di quest’anno. Un intervento che impatta in modo pesantissimo sul parco e che presenta molte irregolarità, tra cui il fatto che il Piano d’Area non consente la ristrutturazione della cascina Malpensata, perché il Meisino si trova all’interno dell’alveo di piena del fiume, dove il rischio idrogeologico è massimo; essendoci già state esondazioni e in quell’edificio non si dovrebbe tornare a lavorare, operare, studiare. L’escamotage per superare l’ostacolo però è stato quello di denominare l’intervento “risanamento conservativo”.

L’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese, dopo aver imposto qualche modifica, ha rilasciato parere positivo, nonostante la Valutazione d’Incidenza si sia svolta in modo superficiale e si sia ritenuto di non dover assoggettare il progetto alla Valutazione Ambientale.

La contestazione dei cittadini è stata forte; sono state raccolte più di 11.000 firme e portate avanti tante iniziative per cercare di salvare il Parco. I lavori sono iniziati da alcune settimane ma il comitato Salviamo il Meisino continua ad opporsi, attraverso i presidi che organizza quasi ogni mattina per monitorare i lavori.

Di fronte alle luci della collina, avvolti nella prima nebbia della sera, lasciamo Bertolla, costeggiando gli ultimi prati rimasti.

Aggiornamento – un video girato i primi di dicembre mostra anche il taglio di alberi sulla sponde del canale e i lavori preparatori dell’allestimento per un nuovo cantiere edilizio:
https://www.instagram.com/p/DDM2Cz3i9bz/ 

Domenica 3 novembre: camminata a Bertolla

Assemblea Un Altro Piano per Torino
organizza

3^ camminata informativa
“Mettiamo i piedi dove hanno messo le mani”

domenica 3 novembre 2024
Bertolla

ritrovo ore 15 in via Fattorelli 81

Per rendere la camminata più accessibile dato il periodo e l’orario nei quali è stato possibile programmarla, il suo percorso è stato limitato all’area di Bertolla, con partenza e arrivo in via Fattorelli 81. Passando però, nel corso del suo svolgimento, in prossimità dell’isolone di Bertolla, che fa parte della Zona di Protezione Speciale del Parco del Meisino, sarà possibile mantenere il collegamento con il parco medesimo, grazie alla collaborazione del comitato Salviamo il Meisino per illustrare la situazione che coinvolge la zona stessa e il parco intero. L’orario di partenza resta invariato alle ore 15

Il comitato Salviamo il Meisino organizza inoltre, sempre domenica 3 novembre, dalle ore 12, l’inaugurazione del presidio “La tettoia”, con pranzo e vin brulé benefit e altre attività, a cui invitiamo tutt* a partecipare prima e dopo la camminata in Bertolla (vedi programma)

BERTOLLA NON C’È PIÙ
Non c’è più la Bertolla dei grandi prati, degli orti, delle casette basse.
Non c’è più l’ultimo vero borgo della città.Spazzato via da chi si appropria della terra per speculare e da amministratori comunali avide e incoscienti,
che nell’arco di pochi anni hanno svenduto un territorio unico per lasciarlo alla lottizzazione e alla costruzione di RSA, supermercati, palazzi.
Mentre si vedono ovunque cartelli di alloggi vuoti, per il Piano Regolatore anche gli ultimi angoli naturali del quartiere dovranno essere sostituiti da nuovi edifici residenziali. Sarà possibile cambiare il destino almeno di questi residui angoli verdi?
Domenica 3 novembre cammineremo tra i luoghi più significativi della tragica e violenta trasformazione di Bertolla. Sarà presente anche il Comitato Salviamo il Meisino che ci racconterà della vicina area naturale protetta dove dovrebbe essere realizzata una Cittadella dello sport, che i cittadini in rivolta stanno tentando di fermare.

MODIFICA PERCORSO camminata domenica 3 novembre

Modifica del percorso
della 3^ camminata informativa
“Mettiamo i piedi dove hanno messo le mani”

Per rendere la camminata  più accessibile dato il periodo e l’orario nei quali è stato possibile programmarla,  il suo percorso è stato limitato all’area di Bertolla, con partenza e arrivo in via Fattorelli 81. Passando però, nel corso del suo svolgimento, in prossimità dell’isolone di Bertolla, che fa parte della Zona di Protezione Speciale del Parco del Meisino, sarà possibile mantenere il collegamento con il parco medesimo, grazie alla collaborazione del comitato Salviamo il Meisino per illustrare la situazione che coinvolge la zona stessa e il parco intero. L’orario di partenza resta invariato alle ore 15