L’assessore risponde all’interrogazione ma, come al solito, non dice niente

Nel Consiglio Comunale del 14 ottobre l’assessore all’Urbanistica Mazzoleni, rispondendo a una interrogazione su che fine avesse fatto il nuovo piano regolatore di Torino, ha dovuto ammettere un ritardo non da poco delle varie fasi previste dalla legge regionale: gli indirizzi generali erano stati deliberati dalla Giunta comunale nel giugno 2023 e avrebbero dovuto essere approvati dal Consiglio nel 2024 per giungere al Piano definitivo entro ottobre  2026 alla scadenza del mandato. Ora invece si scopre che il preliminare verrebbe portato in discussione al Consiglio nel 2025 e però resterebbe confermata l’approvazione definitiva prima del ritorno alle urne.

Il ritardo sarebbe imputabile ad approfondimenti tecnici e soprattutto – dichiara l’assessore –   al lavoro di ascolto del territorio, passato dall’incontro con i grossi portatori di interessi (costruttori, architetti, mondo economico) a quello con le circoscrizioni (molto rapido e sommario) e infine con chi abita la città, attraverso una serie di iniziative che vanno dai questionari alle passeggiate, agli spettacoli. Lavoro di ascolto sul quale siamo stati piu’ volte critici, non svolto dal Comune ma affidato all’associazione Urban Lab (creata assieme a Compagnia di San Paolo): lavoro tanto impegnativo da far addirittura slittare le tempistiche di progettazione e scrittura del progetto preliminare, mentre invece avrebbero rispettato i tempi gli altri soggetti coinvolti nella stesura del piano, quali Città Metropolitana, Politecnico e Fondazione Bloomberg.

Non è ancora dato sapere quali compiti siano invece affidati ai competenti uffici del Comune, che del Piano Regolatore è pur sempre il titolare. L’assessore non l’ha detto e non ha nemmeno spiegato però quale ruolo concreto hanno il Politecnico e, soprattutto, la Fondazione Bloomberg, un soggetto privato statunitense che sta avendo accesso ai dati e alle procedure dell’Amministrazione comunale e che sta anche fornendo formazione, gratuitamente, sulle politiche del ‘fare la città’ persino al sindaco di Torino, ospite appena pochi giorni fa, assieme ad altri 500 primi cittadini, dell’annuale Bloomberg CityLab a Città del Messico.

Ma peggio ancora: l’assessore Mazzoleni  continua a non dire che cosa vogliono fare di Torino lui e la Giunta comunale, che progetti hanno per la vita e i bisogni delle persone, da realizzare con il  prossimo piano regolatore, che non siano solamente il continuamente ripetuto ‘cogliere le opportunità’ che possono arrivare in città. Il Consiglio comunale aspetta di discuterne dal giugno 2023 e così  la città intera è privata di una discussione e di un confronto confronto pubblici: a cui  singoli assessori e  sindaco preferiscono esternazioni parziali, in occasioni specifiche e di fronte a pubblici selezionati.

Il consigliere presentatore dell’Interpellanza si è dichiarato insoddisfatto per il rischio che il Piano non venga approvato entro il 2026 come previsto: noi siamo invece preoccupati che venga approvato, anche se nei tempi previsti, un piano regolatore costruito di nascosto che non pensa ai bisogni di tutte le persone ma ai guadagni di alcuni.

L’Assessore Mazzoleni conferma: il piano va veloce (ma dove non si capisce)

L’incontro di lunedì 13 maggio presso la sede della Circoscrizione 3 di corso Peschiera, organizzato da Urban Lab Torino come restituzione dei questionari proposti nell’ottobre 2023 nell’ambito della campagna di partecipazione in vista della riscrittura del PRG, era rivolto a ben tre circoscrizioni (oltre a quell* della 3, erano anche presenti consiglier* della 2 e della 4).

Posto a priori il dubbio su come si possa parlare di partecipazione organizzando un incontro che coinvolge in contemporanea ben 3 circoscrizioni della città, con evidenti limiti di tempo per occuparsi di ognuna e fornire sufficiente spazio per il confronto (cosa lamentata anche da vari de* consiglier* present*), l’assessore e l’architetta di Urban Lab hanno fornito un collage di bisogni, opinioni, richieste etc. emersi dai questionari e dalle proposte raccolte tramite schede consegnate da cittadin* suddivisi per circoscrizione, da cui abbiamo tratto informazioni non del tutto note, soprattutto rispetto alla mobilità pubblica (uno dei bisogni emersi). L’assessore ha infatti informato che la già progettata linea 2 della metropolitana per ora ha copertura finanziaria solo per il tratto tra la Circoscrizione 6 e il Politecnico e perciò non raggiungerà ancora la Circoscrizione 2 come previsto invece dal progetto. Una nuova linea di metro resta un sogno nel cassetto anche per la Circoscrizione 3, della quale l’assessore vorrebbe prevedere una “crescita” in funzione di una sua futura realizzazione.

Il dibattito seguito è stato decisamente più stimolante e, seppur sempre molto “abbottonato”, l’assessore qualche informazione ha dovuto concederla, pressato da ripetute domande fin quasi alle 9 di sera. Già in passato Mazzoleni si era lamentato di una legislazione regionale in materia urbanistica, a suo dire, oramai sorpassata dagli anni. Lunedì è sceso più nei particolari, attaccando la parte che riguarda il commercio: la legge regionale infatti prevede il vincolo delle aree commerciali nel piano regolatore, mentre la normativa europea invece no al fine di favorire la crescita del commercio di prossimità a discapito della grande distribuzione. In più, si è difeso l’assessore, tirato in ballo più volte sulle numerose concessioni commerciali fatte ancora alla grande distribuzione a Torino, l’argomento è di competenza della regione e non comunale.

L’assessore ha inoltre di nuovo pubblicizzato la sua idea di un PRG flessibile, che sappia adattarsi a normative, definite strumenti di piano, le quali vengono anticipate dal Comune già oggi: tra questi strumenti, ha insistito in particolare sulla recente delibera del Consiglio comunale relativa ai permessi di costruzione in deroga, giudicati molto funzionali. Incalzato in proposito, Mazzoleni ha poi dovuto ammettere che attualmente in organico il Comune non ha un dirigente delegato a coordinare il lavoro sul nuovo piano regolatore, che quindi per ora è sotto il controllo della direttrice della Divisione Urbanistica, la quale ha a disposizione 5 tecnici che stanno svolgendo una lavoro di ricognizione sui dati e sulla situazione urbanistica attuali, preliminare alla stesura del PRG vero e proprio. Quindi l’assessore ha ribadito più volte che non c’è nessun piano regolatore nel cassetto già pronto e che quella attuale è una fase istruttoria, sia nei confronti della cittadinanza, per comprenderne desiderata, bisogni e problemi, sia per la raccolta dei dati amministrativi. Ma allora, questo piano va veloce grazie solo al lavoro dei privati?

Incalzato sul ruolo di Urban Lab e della Bloomberg Foundation l’assessore con grande imbarazzo ha ribadito che questi soggetti non hanno alcun ruolo attivo nella stesura del nuovo piano, ma forniscono solo consulenze: Urban Lab si occupa di organizzare la partecipazione, anche con l’iniziativa appena lanciata di Voci di quartiere, mentre Bloomberg fornisce le competenze utili a supportare Urban Lab in questo lavoro. Il risultato per ora però è del tutto deludente, a partire dalla scelta dello slogan che accompagna le attività collegate al nuovo piano, “Torino cambia. Il piano va veloce”; ci permettiamo di far notare come la velocità non abbia alcuna attinenza con il concetto di partecipazione, processo che richiede tempo e pazienza, non certamente rapidità e che fino ad ora è stato decisamente fallimentare per come è stato applicato a proposito del nuovo PRG.

Ma a che punto è l’iter amministrativo del nuovo piano? L’assessore ha ribadito la volontà di riprendere il lavoro svolto dalla precedente amministrazione con la proposta di revisione del piano regolatore attuale, avviata nel 2019 e mai conclusa, ridefinendo però il processo e passando quindi da una sua revisione a una nuova scrittura: gli uffici comunali stanno pertanto lavorando per integrare i documenti lasciati dalla vecchia amministrazione con quelli necessari alla riscrittura del piano. Il necessario passaggio della risposta alle osservazioni presentate da cittadin* e comitati alla precedente amministrazione sulla proposta di revisione sarà svolto entro breve: l’assessore ha promesso anche che entro novembre prossimo questo lavoro di ricognizione e analisi sarà terminato e si passerà quindi alla discussione in Consiglio Comunale, perché,  ha ribadito, è quello il luogo democratico dove prendere le decisioni. In conclusione, la tanto millantata partecipazione si ridurrà quindi esclusivamente a un voto in Consiglio Comunale?