Prossimo incontro lunedì 3 marzo 2025

Prossimo incontro

lunedì 3 marzo 2025 alle ore 18,30
presso il CSOA Gabrio (via Millio 42, Torino)

si discuterà su:

pubblicazione  articolo su  rivista specializzata
pubblicizzazione incontro 12 marzo
iniziative sui contenuti del documento del 13 febbraio
iniziative sulla campagna Voci di quartiere
pubblicazione documento sul crollo argine a Bertolla
attività dei gruppi di lavoro
varie ed eventuali

26 febbraio, 17.30 – presidio alla Biblioteca Geisser: DIFENDERE IL PARCO È POSSIBILE!

Un Altro Piano per Torino aderisce al presidio organizzato dal comitato
Salviamo il Meisino in occasione dell’incontro di mercoledì 26 febbraio alla biblioteca Geisser, organizzato da Città di Torino e Urban Lab nell’ambito della “campagna di ascolto” sul prossimo piano regolatore  Voci dal quartiere 2025, 
già più volte da noi contestata.
INVITIAMO TUTT*  A PARTECIPARE

NO ALLA MERCIFICAZIONE DEL VERDE PUBBLICO: LA CITTÀ È DI CHI LA VIVE!PRESIDIO ALLA BIBLIOTECA GEISSER

📢 Domani, mercoledì 26 febbraio, presso la Biblioteca Geisser si terrà l’incontro organizzato dall’amministrazione sul nuovo piano regolatore. Sarà l’ennesima farsa di confronto con una cittadinanza che vorrebbero estromessa dai processi decisionali sui territoriche vive e che credono incapace di reagire alle loro imposizioni, che ricadono negativamente sulle nostre vite.

A propinarci la versione del Comune sarà l’assessore all’urbanistica Paolo Mazzoleni, plurindagato per abusi edilizi nella sua attività di progettista a Milano, a cui andremo a far sentire la voce di tutti noi che ci opponiamo ogni giorno all’assalto al verde pubblico!

🦔 Ci vediamo mercoledì 26 febbraio in Corso Casale 5 alle 17.30!

NON MANCATE🔥
DIFENDERE IL PARCO È POSSIBILE!

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Sindaco e Consiglio Comunale si esprimano: “Da Milano a Torino, l’urbanistica come speculazione?”

La gestione dell’urbanistica a Milano, finalizzata a favorire gli investimenti privati nell’edilizia semplificando oltre il consentito le procedure di autorizzazione, anche a discapito dei servizi pubblici e della vivibilità della città da parte delle fasce di cittadine e cittadini economicamente più deboli, ha trovato la sua massima espressione nella violazione sistematica delle regole edilizie da parte di imprenditori immobiliari e del Comune stesso, che è invece titolare del potere di sorveglianza e regolamentazione.

Il tentativo di rendere legge dello stato valida in tutta Italia questa violazione sistematica, produttrice di danni al territorio, alle casse comunali e alla cittadinanza, tramite il cosiddetto decreto “Salva Milano e Italia”, deve interessare quindi non solo chi abita a Milano: per questo riteniamo importante che anche a Torino se ne discuta e si prenda posizione.

Nella nostra città è in corso l’elaborazione del nuovo Piano regolatore senza che ci sia stata in Consiglio comunale una discussione sulle linee guida presentate dalla Giunta quasi due anni fa e senza che siano state comunicate indicazioni su che cosa l’amministrazione attuale intenderebbe fare delle porzioni di città ora abbandonate o su come ridisegnare la struttura cittadina per far fronte ai sempre maggiori problemi che deve affrontare quotidianamente chi la abita, anche tenendo conto della recente Legge europea di Ripristino della Natura .

Contestualmente viene però dichiarato dall’assessore all’urbanistica, coinvolto in tre inchieste giudiziarie sempre a Milano per alcuni degli abusi edilizi che si vorrebbero sanare con il decreto, che il nuovo Piano regolatore dovrà essere adeguato a “cogliere le opportunità”, cioè a facilitare gli investimenti, immobiliari e non, dei privati che la città dovrebbe attrarre per essere competitiva: il che comporterebbe ridurre al minimo vincoli, requisiti e oneri urbanistici, proprio come è successo finora a Milano fino ad arrivare agli eccessi sfociati negli abusi veri e propri.

E per anticipare questa deregolamentazione che in prospettiva il piano regolatore torinese potrebbe introdurre, approfittando di normative già esistenti l’assessore all’urbanistica e il Comune di Torino hanno già utilizzato più volte strumenti di deroga alle normative attuali sulla destinazione di uso degli edifici, quali gli usi temporanei e le deroghe per pubblica convenienza, in modo da poter approvare i progetti presentati da privati che non trovavano riscontro nelle previsioni del piano regolatore attuale.

A testimoniare quanto poco venga tenuto in considerazione quello che prevedono il Piano regolatore torinese medesimo e la normativa urbanistica in generale, il Comune di Torino ha recentemente attestato all’interno di suoi atti che per la realizzazione di uno studentato privato al posto dell’ex ospedale Maria Adelaide e per la costruzione dell’ospedale previsto alla Pellerina all’interno del parco omonimo, non sia neppure necessaria una modifica al piano regolatore vigente, che non li prevede.

A fronte di questa situazione di poco rispetto per l’uso regolamentato del territorio, sfociato addirittura al Meisino nella conversione di una riserva naturale protetta in un’area fitness a cielo aperto a scapito della biodiversità, oppure nella costruzione di un ospedale all’interno del parco della Pellerina, Assemblea Un altro piano per Torino e comitati, gruppi, associazioni che si battono per la salvaguardia del territorio e del verde in città hanno già a suo tempo chiesto al Sindaco Lo Russo di valutare se l’assessore all’urbanistica rappresentasse ancora pienamente la sua volontà nel gestire il territorio della città e il percorso per la scrittura del nuovo piano regolatore oppure se ritenesse invece che queste funzioni dovessero essere attribuite a un nuovo assessore.

Non essendo nel frattempo successo nulla e anzi essendosi aggravata la situazione sulla gestione dell’urbanistica milanese, di cui l’assessore all’urbanistica di Torino è espressione, ribadiamo nuovamente la richiesta al Sindaco esprimersi in proposito.

Ma chiediamo anche che il Sindaco stesso e il Consiglio di comunale di Torino si esprimano sul decreto “Salva Milano e Italia”, uscendo dal silenzio che fa ritenere esistere un loro complice assenso al progetto politico, già votato alla Camera da destra e centro-sinistra, di deregolamentare i permessi edilizi di costruzione, come prevede quel decreto, deregolamentazione che renderebbe inutili le previsioni dei piani regolatori, compreso quello prossimo torinese qualunque esso fosse.

Chiediamo quindi al Comune di Torino e ai suoi organi istituzionali di far sapere ai cittadini e alle cittadine quali sono le loro valutazioni sul futuro urbanistico della città, sull’assessore all’urbanistica delegato a gestirlo e sul decreto “Salva Milano e Italia”, già approvato sia dagli amministratori di Milano sia da parlamentari appartenenti allo stesso partito che governa il Comune di Torino medesimo.

Invitiamo chi abita la città a tenere alta l’attenzione su quanto accadrà relativamente al nuovo Piano regolatore in preparazione e sugli sviluppi dell’approvazione del decreto “Salva Milano e Italia”.

Assemblea Un altro piano per Torino
Acqua Pubblica Torino – Comitato provinciale
ATTAC Comitato di Torino
No TOdays nelle aree verdi
Salviamo gli Alberi di Corso Belgio
Salviamo il Meisino
Salviamo il Paesaggio Torino
Salviamo la Pellerina
Salviamo i Prati

“Da Milano a Torino, l’urbanistica come speculazione”: Sindaco e Consiglio Comunale si esprimano

Riportiamo qui sotto il documento conclusivo dell’incontro pubblico organizzato da Assemblea un altro piano per Torino giovedì 13 febbraio dal titolo “Da Milano a Torino, l’urbanistica come speculazione”

La gestione dell’urbanistica a Milano, finalizzata a favorire gli investimenti privati nell’edilizia semplificando oltre il consentito le procedure di autorizzazione, anche a discapito dei servizi pubblici e della vivibilità della città da parte delle fasce di cittadine e cittadini economicamente più deboli, ha trovato la sua massima espressione nella violazione sistematica delle regole edilizie da parte di imprenditori immobiliari e del Comune stesso, che è invece titolare del potere di sorveglianza e regolamentazione.

Il tentativo di rendere legge dello stato valida in tutta Italia questa violazione sistematica, produttrice di danni al territorio, alle casse comunali e alla cittadinanza, tramite il cosiddetto decreto “Salva Milano e Italia”, deve interessare quindi non solo chi abita a Milano: per questo riteniamo importante che anche a Torino se ne discuta e si prenda posizione.

Nella nostra città è in corso l’elaborazione del prossimo nuovo Piano regolatore senza che ci sia stata in Consiglio comunale una discussione sulle linee guida presentate dalla Giunta quasi tre anni fa e senza che siano state comunicate indicazioni su che cosa l’amministrazione attuale intenderebbe fare delle porzioni di città ora abbandonate o su come ridisegnare la struttura cittadina per far fronte ai sempre maggiori problemi che deve affrontare quotidianamente chi la abita.

Contestualmente viene però dichiarato dall’assessore all’urbanistica, coinvolto in tre inchieste giudiziarie sempre a Milano per alcuni degli abusi edilizi che si vorrebbero sanare con il decreto, che il nuovo Piano regolatore dovrà essere adeguato a “cogliere le opportunità”, cioè a facilitare gli investimenti, immobiliari e non, dei privati che la città dovrebbe attrarre per essere competitiva: il che comporterebbe ridurre al minimo vincoli, requisiti e oneri urbanistici, proprio come è successo a Milano fino ad arrivare agli eccessi sfociati in abusi veri e propri.

E per anticipare questa deregolamentazione che in prospettiva il piano regolatore torinese potrebbe introdurre, approfittando di normative già esistenti l’assessore all’urbanistica e il Comune di Torino hanno utilizzato più volte strumenti, quali gli usi temporanei e le deroghe per pubblica convenienza, di deroga alle regole attuali sulla destinazione di uso degli edifici,  in modo da poter approvare  progetti presentati da privati che non trovavano riscontro nelle previsioni del Piano regolatore attuale.

A testimoniare quanto poco venga tenuto in considerazione quello che prevedono il Piano regolatore torinese medesimo e la normativa urbanistica in generale, il Comune di Torino ha recentemente attestato all’interno di suoi atti che per la realizzazione di uno studentato privato al posto dell’ex ospedale Maria Adelaide e per la costruzione dell’ospedale previsto alla Pellerina all’interno del parco omonimo, non sia neppure necessaria una modifica al piano regolatore vigente, che non li prevede.

A fronte di questa situazione di poco rispetto per l’uso regolamentato del territorio, sfociato addirittura nei progetti di costruire un grande impianto sportivo all’interno di un parco naturale protetto come quello del Meisino oppure di un ospedale all’interno del parco della Pellerina, Assemblea Un altro piano per Torino e comitati, gruppi, associazioni che si battono per la salvaguardia del territorio e del verde in città hanno già a suo tempo chiesto al Sindaco Lo Russo di valutare se l’assessore all’urbanistica rappresentasse ancora pienamente la sua volontà nel gestire il territorio della città e il percorso per la scrittura del nuovo piano regolatore oppure se ritenesse invece che queste funzioni dovessero essere attribuite a un nuovo assessore.

Non essendo nel frattempo successo nulla e anzi essendosi aggravata la situazione sulla gestione dell’urbanistica milanese, di cui l’assessore all’urbanistica di Torino è espressione, ribadiamo nuovamente la richiesta al Sindaco esprimersi in proposito.

Ma chiediamo anche che il Sindaco stesso e il Consiglio di comunale di Torino si esprimano sul decreto “Salva Milano e Italia”, uscendo dal silenzio che fa ritenere esistere un loro complice assenso al progetto politico, già votato alla Camera da destra e centro-sinistra, di deregolamentare i permessi edilizi di costruzione, come prevede quel decreto, deregolamentazione che renderebbe inutili le previsioni dei piani regolatori, compreso quello prossimo torinese qualunque esso fosse.

Chiediamo quindi al Comune di Torino e ai suoi organi istituzionali di far sapere ai cittadini e alle cittadine quali sono le loro valutazioni sul futuro urbanistico della città, sull’assessore all’urbanistica delegato a gestirlo e sul decreto “Salva Milano e Italia”, già approvato sia dagli amministratori di Milano sia da parlamentari appartenenti allo stesso partito che governa il Comune di Torino medesimo.

Invitiamo chi abita la città a tenere alta l’attenzione su quanto accadrà relativamente al nuovo Piano regolatore in preparazione e sugli sviluppi dell’approvazione del decreto “Salva Milano e Italia”, come Assemblea Un altro piano per Torino continueremo a proporre iniziative utili a farlo.

13 febbraio, ore 18: “Da Milano a Torino: l’urbanistica come speculazione”

giovedì 13 febbraio 2025, ore 18
CSOA Gabrio, via Millio 42 Torino

intervengono Lucia Tozzi e Maurizio Pagliassotti

Il recente dibattito sull’approvazione del Ddl Salva-Milano, ovvero le Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia, ha riportato l’attenzione sul tema delle speculazioni edilizie nonché di come l’urbanistica dei nostri comuni, in primis Milano, siano stati trasformati dalla volontà di immobiliaristi italiani ed esteri.

La correlazione tra enti pubblici e privati è infatti consolidata da anni e il decreto, se approvato, non farà che soddisfare l’eterna deregulation richiesta degli speculatori permettendo loro la completa mano libera per stravolgere il tessuto urbano a fini speculativi.

Milano e il suo delicato tessuto socio-abitativo, come mostrano gli studi e le denunce che arrivano dai movimenti di lotta più che le recenti inchieste della magistratura, è da anni sottoposta ad una rete sempre più fitta di speculazioni finanziarie edilizie (oggi attrae i capitali degli immobiliaristi più di qualsiasi altra città europea) con un impatto devastante sulla parte più povera ed esclusa della popolazione.

L’arrivo a Torino, come assessore, di uno degli alfieri meneghini di questo cambiamento, l’architetto Mazzoleni, e la contestuale riscrittura del Piano regolatore della città aprono uno scenario inquietante: perché la fondazione Bloomberg è coinvolta nella sua riscrittura? Perché il nuovo piano dovrebbe flessibilizzarsi verso le richieste dei privati invece che pianificarle?

Ne parliamo con Lucia Tozzi (autrice di “L’invenzione di Milano”) e Maurizio Pagliassotti (autore di “Privati di Torino”)

Lettera-appello e petizione online contro la legge “salva Milano”

“Invitiamo cittadini, comitati civici ed associazioni a sostenere con la propria firma la lettera-appello con la quale 140 professori universitari, urbanisti, giuristi, costituzionalisti, economisti, storici, sociologi e geografi hanno chiesto ai Senatori della Repubblica di non approvare la proposta di legge numero 1309, cosiddetta “Salva Milano”.
dalla presentazione della petizione online lanciata da associazioni e comitati cittadini di Milano “Facciamo l’appello” , che si può firmare da qui: https://www.change.org/p/sosteniamo-l-appello-di-140-professori-contro-l-approvazione-della-salva-milano – pagina Facebook https://www.facebook.com/facciamolappello)

testo della lettera-appello

Dicembre 2024

Il Senato sta discutendo, dopo l’approvazione alla Camera dello scorso 21 novembre, la proposta di legge numero 1987, ora 1309. È stata chiamata “Salva-Milano” ed è la risposta politica alle indagini giudiziarie sull’urbanistica milanese. Nata come un condono per sanare le irregolarità del passato, è stata trasformata in provvedimento “di interpretazione autentica” che, se approvato definitivamente, imporrà come legge in tutta Italia e per sempre la pratica dell’urbanistica seguita a Milano, abrogando le disposizioni che impongono la pianificazione attuativa delle città, a garanzia dei servizi dovuti a tutti i cittadini.

Questa proposta di legge cambierà radicalmente il futuro delle nostre città, rendendole sempre più congestionate ed elitarie. Toglierà ai Consigli comunali il potere di controllare che i costruttori e i fondi immobiliari facciano l’interesse pubblico, e cioè realizzino, insieme ai nuovi palazzi, anche i servizi per la città, edilizia sociale, parcheggi, marciapiedi, piste ciclabili, parchi, scuole, biblioteche eccetera. Lo spazio urbano potrà essere occupato da edifici senza un disegno unitario, senza un piano, senza una visione di città, se non quella degli operatori e dei fondi immobiliari. Verrà inoltre ampliata a dismisura la categoria della ristrutturazione edilizia, nella quale rientreranno anche le nuove costruzioni senza alcun rapporto con quanto demolito, riducendo così di molto le disponibilità finanziarie dei Comuni per la realizzazione della parte pubblica delle città.

Non è vero che la “rigenerazione urbana” si possa fare senza piano e con oneri ridotti nelle aree già urbanizzate, perché queste sono già infrastrutturate e ricche di servizi: tutti i cittadini sanno quanto verde, quanti parcheggi, quanta edilizia sociale e quanti servizi manchino proprio lì dove la città già esiste, eppure si intende densificarla, aumentando i carichi urbanistici.

Se approvata, questa legge impedirà di promuovere politiche di vera “rigenerazione” e riqualificazione delle nostre città e delle periferie, ridurrà verde e servizi, innescherà dinamiche finanziarie che aumenteranno i prezzi dell’abitare e accresceranno le disuguaglianze nelle città.

Rileviamo in questa legge forti profili di incostituzionalità. Non è infatti una misura “di interpretazione autentica”, perché questa è possibile soltanto quando la legislazione su cui interviene sia davvero contraddittoria e di difficile interpretazione, mentre sono chiarissimi i principi fondamentali della legislazione statale, più volte confermati da pronunce della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato, della Corte costituzionale. Questa è invece una riscrittura delle norme urbanistiche, con una evidente intromissione del potere legislativo volta a vanificare le inchieste giudiziarie in corso.

Per questi motivi, noi professori appartenenti alla Accademia italiana, urbanisti, giuristi, costituzionalisti, economisti, sociologi, ecologi, territorialisti, geografi, ci appelliamo ai Senatori della Repubblica affinché non approvino la proposta di legge numero 1309.

elenco dei firmatari a questo link

Report della riunione di lunedì 9 dicembre

Relativamente alle iniziative da realizzare si è concordato di:

– arrivare alla produzione di un documento di intenti per un nuovo piano regolatore della città
– organizzare una passeggiata sulle sponde della Stura oggetto di sgomberi da parte delle passate amministrazioni
– dare un seguito alla lettera aperta al sindaco condivisa da altri soggetti cittadini che conteneva la richiesta di esprimersi circa la
non conferma dell’assessore all’urbanistica dopo le varie indagini su abusi edilizi in cui è coinvolto a Milano
– organizzare una iniziativa pubblica su urbanistica e privatizzazioni mettendo a confronto la situazione creata a Milano con quanto
potrebbe succedere a Torino come conseguenza del nuovo piano regolatore e dell’entrata in vigore del decreto ‘salva Milano’

– collaborare alle iniziative che verranno promosse da studentesse e studenti universitari sugli affitti temporanei e sulle residenze
universitarie in occasione delle Universiadi di gennaio 2025

La prossima riunione è stata convocata per lunedì 13 gennaio 2025

BERTOLLA VENDESI – Una camminata nel declino inarrestabile dell’ultimo borgo rurale di Torino

Una volta lasciata la caotica strada San Mauro o il Lungo Stura Lazio, addentrandosi nel quartiere di Bertolla ci si ritrova a camminare per vie non squadrate, insolitamente silenziose e poco trafficate, dove tutto sembra più rallentato e tranquillo rispetto al resto della città.

Per la camminata organizzata dall’assemblea Un Altro Piano per Torino, nel pomeriggio di domenica 3 novembre 2024, il ritrovo è in Via Fattorelli 81, in mezzo a due grandi prati che consentono di godersi il tepore del sole, scambiandosi i primi saluti.

A raccontarci delle trasformazioni della zona sono alcuni abitanti, che da diversi anni cercano di attivarsi per difendere la bellezza del quartiere.

Scopriamo subito che i pratoni che ci hanno accolto al nostro arrivo sono in realtà uno dei pochi elementi superstiti di quella bellezza, in gran parte svanita, cancellata da varianti e delibere che in pochi anni hanno cambiato il volto della borgata.

Supermercato, Rsa e più di venti palazzine a Bertolla Sud/Verna
Cascine, case basse, ampie zone prative, orti coltivati, bealere. L’ultimo borgo rurale ha resistito intatto fino allo sviluppo edilizio iniziato con la Variante strutturale al Piano Regolatore n. 100 del 2008, che classificò tutte le aree in base al rischio idrogeologico, definendo i limiti di edificabilità e aprendo così la strada alla Variante Parziale n. 228 del 2012 (Giunta Fassino), con cui il Comune trasformò l’Ambito Bertolla Sud da ATS (Area da Trasformare per Servizi) a ZUT (Zona Urbana di Trasformazione): i limiti precedenti venivano ridotti in modo consistente divenendo possibile una “radicale ristrutturazione urbanistica e di nuovo impianto, indipendentemente dallo stato di fatto”. Lo “stato di fatto” era costituito in gran parte da prati su cui non si era mai costruito fino ad allora, terreni vergini da sfruttare per una speculazione che interessava una superficie territoriale di 153.000 mq, da strada San Mauro al canale derivatore. Con lo Studio Unitario d’Ambito e il Piano Esecutivo Convenzionato del 2018 (Giunta Appendino), proposto da una cinquantina di proprietari, vennero accorpati gli indici di edificabilità relativi ai vari terreni pubblici e privati, concentrando le previsioni edificatorie in alcune aree. Furono previsti un supermercato, una RSA e più di venti palazzine di quattro piani fuori terra più mansardato. Penny e la RSA sono stati già realizzati. Il pian terreno degli edifici potrà essere utilizzato solo per autorimesse, a causa del rischio idrogeologico. Il Comune poteva così incassare 3 milioni di euro per gli oneri di urbanizzazione (peraltro ricaduti solo in minima parte nell’area) e i privati valorizzare i propri terreni edificabili. Petizioni e forti contestazioni non furono ascoltate.

Solo i prati comunali del lotto X sono salvi grazie alla petizione dei cittadini del 2022
Nel 2022 una nuova Petizione, per cui in un mese furono raccolte mille firme, chiese di fermare almeno la cementificazione del decimo lotto, di proprietà del Comune. Quello che comprende proprio i due prati di via Fattorelli 81. L’amministrazione (Giunta Lo Russo) ha accolto la richiesta promettendo di prevedere l’inedificabilità dei due terreni nel nuovo Piano Regolatore, anche se per ora non esiste alcun atto approvato che conferma questa decisione.

La RSA prestige della plurindagata Orpea
Proseguendo per alcuni metri lungo via Fattorelli incontriamo la nuova RSA, residenza prestige per anziani, ad elevato standard alberghiero, dal nome “Giardino degli Aironi”. La struttura, pubblicizzata come immersa nel verde e annunciata, al tempo del cantiere, dai tabelloni della campagna Torino 2030 sostenibile e resiliente, ha cancellato l’enorme prato raffigurato sullo striscione che viene srotolato davanti alla recinzione: “La gente veniva a fare merenda, si sedeva, potevi trovare gli animali al pascolo. Ogni volta che giravi l’angolo pensavi: è una meraviglia”.

Completamente fuori scala rispetto al contesto (per il rischio idrogeologico è stato costruito un piano in più), la RSA si trova a poche centinaia di metri da quelle di via Torre Pellice e di strada San Mauro. “Dalle suite dicono che si scorge la Gran Madre. Ma da qui sotto ora non si vede neanche più Superga”.

Osserviamo alcuni ospiti uscire dalla residenza con i loro accompagnatori; all’interno non è stata neanche progettata la presenza di un giardino e gli ospiti sono costretti a utilizzare l’area verde antistante da poco realizzata, chiamata “giardino sensoriale”. Non possono farlo spesso però perché l’erba viene raramente tagliata e, a differenza del prato scomparso, non c’è terra profonda: è stato costruito come compensazione dove in passato veniva prodotto materiale edile e dopo poche ore di pioggia viene completamente allagato.

Ancora oggi gli abitanti della cascina davanti alla quale la RSA è sorta non hanno accesso al retro della propria casa, che è stata anche gravemente danneggiata durante i lavori.

A gestire la residenza è Emeis, nuovo nome della multinazionale francese Orpea, che ha cambiato il marchio dopo lo scandalo scoppiato in Francia in seguito a decine di denunce relative a vari istituti per gravi maltrattamenti sui pazienti, che hanno portato a una commissione parlamentare d’inchiesta e a numerosi procedimenti giudiziari, per messa in pericolo della vita altrui e omicidio involontario.

Borgo dei lavandai e greenwashing a Bertolla Nord
Cominciando a spostarci verso Bertolla Nord viene ricordato che queste edificazioni sono solo l’atto più recente di un declino inarrestabile iniziato a metà degli anni ’80, quando l’area fu definita residenziale e arrivò il cemento. Qui erano tutti prati. Esisteva solo strada della Verna, che partiva dalla strettoia, attraversava prati e cascine e usciva al curvone.

Ci fermiamo in una piazzetta dietro strada Bertolla, una volta superata la chiesa di San Grato. L’oratorio è rimasto uno dei pochi luoghi di aggregazione. Le trasformazioni hanno azzerato le relazioni sociali. Camminando per le strade incontri solo muri. Non ci sono negozi o posti per incontrarsi”.

Un murales ricorda il passato di borgo dei Lavandai. Già dall’inizio dell’800 molte famiglie della zona erano dedite al lavaggio a mano dei panni per la clientela, faticosa attività favorita dalla grande disponibilità d’acqua – grazie alla serie di canali derivati dallo Stura – e dai grandi prati, utilizzati per stendere al sole. Questa attività economica cominciò a sparire con la meccanicizzazione degli anni ’30 e poi, definitivamente, negli anni ’60.
Un passato che viene descritto anche da alcuni pannelli installati dal Comune, che raccontano la storia della “terra di là dal fiume” ma anche gli anni della trasformazione.Leggiamo: “Il presente e il futuro, Bertolla oggi: un quartiere consapevole del suo passato e legato ad esso, tuttavia disposto anche a cambiare pur nell’assoluto rispetto delle sue antiche peculiarità… In un contesto ambientale ancora particolare e piacevole… E l’intenzione è di fare sempre meglio…!”.

Basta girare lo sguardo per scoprire una realtà ben diversa. La sequenza di edifici costruiti sempre su terreni vergini una decina di anni fa al di là della mini-rotonda è stata realizzata senza che fosse necessaria la variante di Piano, ma semplicemente con lo Studio Unitario d’Ambito, con cui sono state accorpate le aree edificatorie, dopo che la maggior parte dei proprietari aveva dato la disponibilità. Le ditte proponenti firmarono un atto che escludeva la possibilità di rivalersi sul Comune in caso di alluvioni; il Comune era pertanto sollevato da ogni responsabilità avendo avvisato del rischio idrogeologico.
Dovrebbero essere edificate altre cinque palazzine come queste ma molti abitanti sembrano non credere al fatto che ciò possa essere realizzato, a causa della carenza di domanda.

Sull’Isolone non c’è più il bosco
Proseguendo lungo strada di Bertolla incontriamo lo scheletro di un edificio in costruzione, questa volta rientrante nella trasformazione dell’Ambito 6H; il cartellone annuncia: 4 piani, 28 alloggi, consegna prevista per il 2025. Anche in questo caso è stato scelto un nome rassicurante e bucolico: “Condominio Parco degli Aironi”.

Ci dirigiamo verso il Po e l’Isolone Bertolla, dove gli aironi però nel tempo sono diminuiti. Ci fermiamo di fronte all’Isolone, sulla pista ciclopedonale (che fa parte della Venezia-Torino) molto frequentata da ciclisti e pedoni. L’Isolone è diventato tale dalla metà degli anni ‘50, quando fu realizzato il canale derivatore, che prende l’acqua all’altezza della diga del Pascolo e ritorna al Po dopo il salto nelle turbine della centrale idroelettrica.

Fa parte della Zona di Protezione Speciale del Meisino Confluenza Po – Stura, sito della Rete Natura 2000, tutelata dalla normativa comunitaria in quanto oasi naturalistica di particolare rilievo, ricca di specie vegetali tipiche degli ambienti umidi e ripariali e di una variegata avifauna selvatica. L’Isolone è noto per ospitare una garzaia di aironi cenerini che hanno scelto il fitto bosco per nidificare (insieme al caso di Amsterdam è l’unica garzaia in Europa ad essere situata entro i confini di una grande città). Dagli 80 nidi degli anni ’90 e i 100 registrati nel 2007, si è passati ad alcune decine di coppie di aironi tra il 2016 e il 2022, arrivando a 17 coppie nel 2023 e 50 nel 2024.

Dopo l’attività di silvicoltura con impianto di pioppi per fare legna, conclusasi nel 2006, negli anni si verificò un naturale rimboschimento che coprì quasi tutta l’isola, la quale, è bene ricordarlo, è interdetta al pubblico. Un luogo unico, un polmone verde esteso per 48 ettari, importante scrigno di biodiversità.

Il bosco è stato quasi completamente eliminato, sostituito da prati per il pascolo. Si è iniziato con alcuni interventi di diradamento nel 2019, fino ad arrivare, negli anni successivi, alla distruzione quasi completa del bosco. Centinaia di alberi abbattuti, un ecosistema annientato. Senza copertura arborea inoltre l’isola è completamente esposta all’effetto corrosivo delle piene del Po, che inevitabilmente in passato l’hanno allagata.

L’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese, a cui sono stati dati in concessione i terreni demaniali, sostiene che l’operazione sia stata finalizzata alla “pulizia” e alla “riqualificazione” dell’area, per la necessità di insediare piante autoctone. Questo nonostante il pioppo rientri tra le specie autoctone della porzione occidentale del bacino del Po. La gestione è stata affidata all’Azienda Agricola Gramaglia, che ha sede poco distante e utilizza l’area come pascolo.

Scopriamo che l’intervento, che si inserisce nella più ampia cornice del piano esecutivo di recupero ambientale dei progetti Pera e Torino Città d’Acque, è collegato alla trasformazione di Bertolla Sud/Verna, di cui costituisce una “compensazione” per i terreni naturali scomparsi.

Alla luce dei cambiamenti che hanno interessato successivamente l’area del Meisino, sembra che l’eliminazione del bosco dell’Isolone abbia dato inizio ad un processo di declassamento dell’intera Zona di Protezione Speciale, che forse si sta allargando a tutta la città, in cui i parchi vengono sempre più sfruttati per scopi estranei e deleteri per le loro caratteristiche naturali.

Approfondimenti sull’isolone di Bertolla sono pubblicati in questo blog

Piazza Monte Tabor per le automobili
Per proseguire sulla ciclovia verso il ponte della centrale idroelettrica, attraversiamo Piazza Monte Tabor, un angolo nascosto in cui il tempo sembra essersi fermato, fatto di piccole case, ma invaso dalle auto. Qui gli abitanti alcuni anni fa si sono opposti alla valorizzazione della piazza e dello spazio pubblico con l’inserimento di alberi e panchine, preferendo conservare il parcheggio sotto casa.

Il Centro di educazione ambientale e sportiva che devasta il Parco del Meisino
Arriviamo al ponte della centrale idroelettrica, che è anche un accesso all’isolone.
Viene ricordato che nelle varie opzioni alternative che gli organizzatori del Todays Festival (svoltosi al Parco della Confluenza a fine agosto) avevano proposto, c’era proprio l’Isolone (nonostante sia area protetta e non aperta al pubblico) e questo piccolo ponte quindi sarebbe stato l’ingresso per gli 8.000 spettatori previsti. Una soluzione al limite del ridicolo, proposta affinché la scelta finale ricadesse su altre opzioni, che però il Comune e l’Ente Parco hanno considerato come se fosse frutto di uno studio serio, sentendosi poi costretti ad escluderla rispetto al male minore rappresentato dal parco della Confluenza.

Dopo il disboscamento dell’Isolone, l’aggressione alla Zona di Protezione Speciale è proseguita con la Cittadella dello Sport al Parco del Meisino, invenzione dell’assessore allo sport Carretta (coadiuvato dall’assessore al verde pubblico Tresso). Avendo la possibilità di accedere ai fondi del PNRR (11,5 milioni di euro) per strutture sportive, l’assessore ha infatti deciso di non destinarle ai tanti impianti pubblici esistenti che avrebbero bisogno di una ristrutturazione (come le piscine Sempione, Rari Nantes e molte altre strutture), ma di ideare un enorme progetto di parco tematico, che prevede la ristrutturazione dell’ex galoppatoio militare (Cascina Malpensata), il quale diventerebbe un “Centro per l’educazione sportiva e ambientale”, e l’installazione di molteplici strutture sportive, tra cui quelle per ciclo cross, mountain bike, pump track, biathlon, con il posizionamento di passerelle anche nell’area umida.

È la Giunta a portare avanti tutto, senza coinvolgere il Consiglio né i cittadini. Il Progetto Esecutivo viene approvato il 9 luglio di quest’anno. Un intervento che impatta in modo pesantissimo sul parco e che presenta molte irregolarità, tra cui il fatto che il Piano d’Area non consente la ristrutturazione della cascina Malpensata, perché il Meisino si trova all’interno dell’alveo di piena del fiume, dove il rischio idrogeologico è massimo; essendoci già state esondazioni e in quell’edificio non si dovrebbe tornare a lavorare, operare, studiare. L’escamotage per superare l’ostacolo però è stato quello di denominare l’intervento “risanamento conservativo”.

L’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese, dopo aver imposto qualche modifica, ha rilasciato parere positivo, nonostante la Valutazione d’Incidenza si sia svolta in modo superficiale e si sia ritenuto di non dover assoggettare il progetto alla Valutazione Ambientale.

La contestazione dei cittadini è stata forte; sono state raccolte più di 11.000 firme e portate avanti tante iniziative per cercare di salvare il Parco. I lavori sono iniziati da alcune settimane ma il comitato Salviamo il Meisino continua ad opporsi, attraverso i presidi che organizza quasi ogni mattina per monitorare i lavori.

Di fronte alle luci della collina, avvolti nella prima nebbia della sera, lasciamo Bertolla, costeggiando gli ultimi prati rimasti.

Aggiornamento – un video girato i primi di dicembre mostra anche il taglio di alberi sulla sponde del canale e i lavori preparatori dell’allestimento per un nuovo cantiere edilizio:
https://www.instagram.com/p/DDM2Cz3i9bz/