RICHIESTA DI RISPOSTA ALLE OSSERVAZIONI SULLA “PROPOSTA TECNICA DEL PROGETTO PRELIMINARE DI REVISIONE DEL PIANO REGOLATORE GENERALE DI TORINO”

documento presentato nel corso della Commissione Urbanistica del Comune di Torino durante la seduta del 10 luglio scorso

RICHIESTA DI RISPOSTA ALLE OSSERVAZIONI PRESENTATE DA ASSOCIAZIONI,
MOVIMENTI E CITTADIN* ALLA “PROPOSTA TECNICA DEL PROGETTO PRELIMINARE DI REVISIONE DEL PIANO REGOLATORE GENERALE DI TORINO” APPROVATA NEL 2020

L’assemblea permanente Un Altro Piano per Torino, che si sta occupando da gennaio 2024 di monitorare la scrittura del nuovo Piano Regolatore Generale di Torino, intende apportare quale contributo alla odierna esposizione la puntualizzazione su un passaggio obbligato preposto alla democrazia del processo di pianificazione.
Ci riferiamo al fatto che sia stato finora omesso di controdedurre le osservazioni avanzate nell’ottobre 2020 da associazioni, movimenti, privat* cittadin* nel merito della “Proposta tecnica del progetto preliminare di Revisione del PRG di Torino” approvata dal Consiglio Comunale nel 2020 su iniziativa della amministrazione della Sindaca Appendino ed elaborata dagli Uffici del Piano del Comune di Torino, proposta tecnica la quale nel dicembre dello stesso anno era stata oggetto della Conferenza di Copianificazione nel corso della quale le suddette osservazioni erano state esposte dai rappresentanti dei soggetti presentatori citati.

I seguenti dei suddetti soggetti oggi richiedono che si risponda alle osservazioni
presentate:
Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua – Comitato Acqua Pubblica Piemonte
Forum nazionale Salviamo il Paesaggio Difendiamo i Territori – Comitato per il torinese
Potere al Popolo! Torino
ATTAC Torino
No Tav Torino e Cintura
Italia Nostra Consiglio Regionale Piemonte – sezione di Torino.

Le istanze oggetto delle osservazioni presentate che ad oggi risultano pertanto “inevase” riguardano:
 la carenza di un quadro conoscitivo esaustivo
 la sistematica monetizzazione degli oneri senza rispetto dei bisogni nei vari ambiti di
intervento
 la riduzione dei contributi di costruzione e degli oneri di urbanizzazione a favore del privato e a sottrazione della collettività
 la non compensazione delle carenze già in essere di servizi, in specie quelli mirati alla sanità
 la deroga dal contenimento di consumo di suolo, aprendo a “usi transitori” e sanatorie
 sulle aree a servizi pubblici, il sacrificio del verde di libero accesso a fronte di strutture
private gestite su concessione
 il mantenimento degli alti indici di edificabilità (se pur ritoccati in minus in alcuni ambiti) e quindi di congestione urbana
 la mancanza di un piano organico di mobilità in ambito urbano, mentre preoccupanti sono i progetti in campo
 il lasciare adito al trascurare o sacrificare gli aspetti connotanti il costruito urbano nei
processi di cosiddetta “rigenerazione“ (modifiche di sagome e di altezze e delocalizzazioni)
 il favorire usi promiscui anche in ambito agricolo – ben al di fuori dai bisogni colturali che comportano nuove infrastrutturazioni e sotto servizi
 il favorire supermercati e ipermercati sacrificando il commercio di vicinato
 la mancanza di una risposta per quanto riguarda il fabbisogno di edilizia popolare.

Nello specifico, in particolare:

– per quanto riguarda il consumo di suolo si evidenzia l’osservazione del Comitato torinese del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio Difendiamo i Territori, che ricorda la natura di risorsa viva, finita e non rinnovabile del suolo (la cui distruzione non può essere compensata attraverso la deimpermeabilizzazione di altre aree) e con la quale si chiede di classificare come inedificabili tutti i terreni liberi naturali che non sono oggetto di strumenti esecutivi già approvati, prevedendo la possibilità di costruire solo su terreni già impermeabilizzati e la  predisposizione di strategie per il recupero del patrimonio immobiliare esistente.

– per quanto riguarda la sanità pubblica si evidenzia l’osservazione di Potere al Popolo! Torino relativa al Parco della Salute, che indica le significative problematiche in ambito sanitario ed economico del progetto: con il ricorso al project financing il Comune di Torino rischia di indebitarsi ulteriormente, mentre i privati si arricchiscono, e a fronte di una netta perdita di posti letto. PaP Torino chiede invece una sanità territoriale, diffusa, in grado di assicurare a tutti e tutte servizi sanitari localizzati in base a criteri di accessibilità, e la conferma di destinazione d’uso di diversi ospedali, tra cui il Maria Adelaide;

– per quanto riguarda le osservazioni presentate dal Comitato No Tav Torino e
Cintura, si rileva che l’attuale Consiglio Comunale non ha espresso posizioni contrarie
all’O.d.G. n° 3401/2018 ed in particolare alla Mozione n. 5736/2016 (rif. Mozione n° 94/2016) approvata in data 5 dicembre 2016 con oggetto “Nuova linea ferroviaria Torino Lione: espressione della contrarietà della Città di Torino e atto di indirizzo dell’Amministrazione”. Al punto 6 la suddetta mozione IMPEGNA il Sindaco e la Giunta Comunale “a rifiutare il principio delle misure di accompagnamento e compensazione per la realizzazione di interventi comunque necessari a prescindere dalla realizzazione dell’opera”. Si chiede quindi che le risorse economiche per la realizzazione della nuova linea SFM5 del Servizio Ferroviario Metropolitano di Torino, la cui attivazione era prevista entro il 2026, che dovrà collegare Orbassano San Luigi a Torino Stura, con fermate intermedie a San Paolo e presso il centro commerciale Le Gru a Grugliasco, siano totalmente svincolate dalle compensazioni legate alla realizzazione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Torino Lione. Le scelte politiche e amministrative non possono essere discordanti dai precedenti impegni presi, per cui il trasporto
pubblico torinese ne risulta penalizzato;

– per quanto riguarda l’invarianza idraulica si evidenzia l’osservazione del Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua – Comitato Acqua Pubblica Piemonte relativa a principi e metodi di recupero e riutilizzo delle acque piovane e delle acque grigie ai fini di assicurare l’invarianza idraulica degli interventi di nuova costruzione o ristrutturazione urbanistica, con la quale si chiede che siano prescritti esplicitamente dalle NTA Vol. I, e dal Regolamento Edilizio della Città;

– le osservazioni di Italia Nostra Consiglio Regionale Piemonte – sezione di Torino,
riguardavano i seguenti aspetti. Democraticità del processo. Risanare gli squilibri territoriali, ripensare il modello di città, garantendo eguali diritti di accesso ai servizi. No alla densificazione ma cura della qualità. Garantire un aumento del capitale pubblico, no monetizzazione. Basilare il quadro conoscitivo, con ricognizione del realizzato, delle fragilità territoriali e sociali. Priorità alla tutela. Escludere edificazioni nei parchi pubblici e implementare il verde di vicinato. No alla flessibilità come offerta della città agli investitori. No alla rigenerazione urbana fuori standard, premiale con oneri ridotti, modifica di sagome, altezze e delocalizzazioni. Il Piano come  regolatore.

Chiediamo quindi che venga data risposta esplicita alle osservazioni presentate relativamente alla Proposta tecnica del progetto preliminare di revisione del Piano Regolatore approvata nel 2020 e utilizzata dall’Amministrazione comunale attuale come base per la approvazione del Progetto preliminare del nuovo Piano regolatore attualmente in preparazione.

Torino, 10 luglio 2025

Assemblea Un altro piano per Torino

lunedì 14 luglio, alle 18.30, incontro in video

lunedì 14 luglio, alle 18.30, incontro in video per fare il punto su:

– esiti della presentazione in Commissione Urbanistica, il 10 luglio, del documento di richiesta al Comune di Torino di rispondere alle osservazioni presentate  da associazioni, movimenti e cittadin* sulla proposta tecnica del progetto preliminare di revisione del piano regolatore approvata dal Consiglio Comunale nel 2020. Iniziative conseguenti da organizzare

– presentazione delle linee generali del nuovo piano regolatore da parte dell’assessore all’urbanistica. Iniziative conseguenti da organizzare

Per partecipare, dalle 18,30 cliccare sul link http://meet.google.com/yrn-ojxu-iqy

Commissione urbanistica giovedì 10 luglio su nuovo Piano Regolatore

La Commissione urbanistica del Consiglio Comunale è stata convocata per giovedì 10 luglio alle ore 14,30 (Sala Orologio, Palazzo Civico) con all’ordine del giorno OBIETTIVI E STRATEGIE DEL NUOVO PIANO REGOLATORE, alla presenza dell’assessore all’urbanistica Mazzoleni. La riunione è pubblica, quindi è possibile seguirla in presenza oppure in diretta audio collegandosi dalla pagina http://www.comune.torino.it/multimedia/commissioni/

lunedì 7 luglio, alle 21, incontro in video sulle mancate risposte alle osservazioni

lunedì 7 luglio, alle 21, incontro in video per per l’organizzazione di iniziative sulle mancate risposte da parte del Comune di Torino alle osservazioni presentate  da associazioni, movimenti e cittadin* sulla proposta tecnica del progetto preliminare di revisione del piano regolatore approvata dal Consiglio Comunale nel 2020, utilizzata invece dall’amministrazione attuale per la scrittura di un nuovo piano.

Per partecipare cliccare sul link
http://meet.google.com/ezc-yaoz-gxq

 

lunedi 23 giugno – organizzazione iniziativa su osservazioni alla revisione del piano regolatore

Gentili associazioni, comitati, movimenti e singol* cittadin*,
l’assemblea permanente Un Altro Piano per Torino (APTo), che si sta occupando da gennaio 2024 di monitorare la riscrittura del Piano Regolatore Generale di Torino da parte della giunta Lo Russo e dell’assessore all’urbanistica Mazzoleni, ha recentemente diffuso un appello per sollecitare l’amministrazione a rendere pubbliche le controdeduzioni alle osservazioni presentate nel 2020 alla proposta tecnica di revisione del PRG attuale, allora formulata dalla giunta Appendino e dall’assessore Iaria, che è stata utilizzata dall’amministrazione comunale attuale come base per la scrittura del nuovo piano regolatore.
Riteniamo che la mancanza di questo atto infici gravemente la procedura amministrativa relativa all’approvazione del nuovo piano regolatore, in quanto non conforme alle leggi sia regionali, articolo 15 c. 10 L.U.R. 56/1977, sia nazionale.
Un primo segnale d’interesse l’abbiamo ricevuto dal consigliere dell’opposizione Andrea Russi, che ha presentato un’interrogazione con risposta scritta sull’iter del nuovo piano regolatore, richiamando anche la questione delle osservazioni non risposte, ma dobbiamo impegnarci tutte e tutti perché il problema diventi di dominio pubblico.
Il piano va veloce! è lo slogan scelto dal comune di Torino anche per pubblicizzare il nuovo PRG: ma a quale prezzo, se non vengono rispettate le regole e associazioni e cittadinanza non ricevono le risposte dovute?
Per organizzare un’iniziativa pubblica sulla questione della mancanza di risposta alle osservazioni presentate, vi invitiamo a partecipare alla riunione organizzativa che si terrà lunedì 23 giugno alle ore 21 in modalità video, a cui si può partecipare (collegandosi tramite l’applicazione Google Meet) cliccando dalle 21 al seguente link https://meet.google.com/wja-sgff-cpa

(Ma quali) Voci di quartiere

Due dei partecipati raccontano l’incontro del ciclo “Voci di quartiere”  tenutosi il 21 maggio in via Cialdini 

Ci presentiamo alla sede del CAM (l’università missionaria dei salesiani) puntuali e dopo una breve sosta al desk accoglienza, in cui ci viene rilasciato un adesivo con scritto sopra il nostro nome di battesimo, accediamo alla sala definita magna e abbiamo la prima sorpresa: l’aula da circa 60 posti è già quasi completamente piena. E a ben pensarci non stupisce, visto che l’appuntamento è dedicato a ben 6 quartieri (Crocetta, Cit Turin, Campidoglio, San Donato, Cenisia e San Paolo) tutti  molto popolosi e diversi tra loro, che coprono un’area dal parco Ruffini fino al corso Regina Margherita. Osservando meglio chi è già presente riconosciamo vari volti di consigliere e consiglieri della circoscrizione 3: in fondo anche questo non stupisce perché organizzando gli incontri sulla base dei quartieri ovviamente non viene rispettata l’attuale suddivisione amministrativa cittadina e, a conti fatti, le circoscrizioni coinvolte sono ben 3 (la prima, la terza e la quarta). Insomma se tutti e 3 i consigli si fossero presentati al completo non sarebbero bastati i posti, ma per fortuna la cosiddetta “rappresentanza democratica istituzionale” in Italia non brilla per la partecipazione, così avanza almeno un po’ di spazio per la cittadinanza “semplice” a cui l’incontro in realtà sarebbe rivolto. 

Trovato un posto mentre si fiondano in aula anche i 3 presidenti delle circoscrizioni, prende la parola l’architetta Lucchini di Urban Lab per avviare l’incontro dato che l’assessore è in ritardo (vedi sopra). Non è la prima volta che ci capita di vedere ed ascoltare  Lucchini che, con un malcelato imbarazzo, si sostituisce all’assessore e oggi non fa differenza: sorridente ci spiega che l’incontro è interattivo per il pubblico e, dopo una breve presentazione, l’assessore si metterà in ascolto della cittadinanza con il supporto delle volontarie/i di Urban Lab. Fantastico! Iniziamo con un video che presenta dati riguardanti i quartieri oggetto dell’incontro: il risultato è spietato, ci si lamenta di tutto, dalle buche alla sporcizia dei parchi, dalle corse mancate della GTT fino alla latitanza dei servizi, eppure il grado di soddisfazione della vivibilità dei vari quartieri è sempre sopra la sufficienza… attaccamento alla città in stile sabaudo.

Intanto arriva trafelato l’assessore con un impermeabile stile Humphrey Bogart, in tempo per assistere al primo momento interattivo costituito dall’invio telematico, tramite cellulare personale, di commenti al video rispetto alla domanda “cosa manca o cosa vorresti per il tuo quartiere?”

Viene aperto anche il microfono e si susseguono interventi sulle visioni ideologiche della mobilità: pro e contro le piste ciclabili con i toni modulati dallo storico attaccamento agé torinese all’automobile.

Spicca un primo intervento critico rispetto all’area di piazza Risorgimento che cade nel silenzio perché prontamente disinnescato dal programma dell’evento. Nella seconda parte infatti l’assessore assicura che parlerà con tutte e tutti, però in separata sede in un banchetto stile “camera caritatis”.

Dopo il momento del microfono emozionale il programma prosegue entrando nel vivo: la presentazione dell’assessore Mazzoleni! Finalmente spiegherà qualcosa del fantasma che si aggira in città, parlerà della realizzazione del nuovo PRG?

Invece ci tocca sorbirci l’ennesimo intervento egocentrato del Mazzoleni-pensiero: il vero momento di partecipazione è il voto, qui siamo a fare solo public engagement, il Prg di Torino ha 30 anni e l’ho studiato all’università, le necessità della città sono cambiate, cerchiamo la flessibilità per cogliere le opportunità, abbiamo scoperto quanto la cittadinanza di Torino si sente legata al proprio quartiere (avrà quindi organizzato questo incontro con 6 quartieri insieme per farci litigare tra noi?), il centro della vita di quartiere sono le biblioteche (questo decisamente offensivo perché in Borgo San Paolo la biblioteca civica è stata chiusa nel 1996!), non dobbiamo più consumare suolo ma puntare sul verde e la biodiversità grande ricchezza della città (apoteosi visto che a 200 metri da dove siamo il colosso Esselunga cementificherà e azzererà il giardino Artiglieri da montagna per farci un ipermercato). Restiamo particolarmente colpiti quando si sofferma su una slide che ritirare le palazzine sgomberate dell’ex MOI: con lo sguardo sognante srotola discorsi sul valore immobiliare delle case a Torino e la diversificazione dell’offerta per adattarsi al mercato. Esseri umani invece non pervenuti, le domande di case popolari sono, come sempre, alieni inascoltati.

Terminato lo spippozzo, scatta il momento “creativo”, ma dopo le scempiaggini che abbiamo ascoltato sinceramente non c’è la sentiamo di seguire il personale (ovviamente volontario) di Urban Lab per fare dei disegnetti sulle mappe dei quartieri e optiamo per una passeggiata al parco, prima che venga distrutto.

Da oggi possiamo trarre solo una conclusione: l’assessore Mazzoleni è sicuramente l’unica persona a Torino che non ha proprio neanche una vaga idea di cosa servirà a questa città nel futuro, perché ha un solo interesse: fare di tutto per favorire l’atterraggio dei suoi amici sodali immobiliaristi anche qui dopo aver devastato la sua città d’origine (Milano)!

Andrea & Michele

Avvisaglie del nuovo Piano De-Regolatore

La Giunta continua a ignorare le osservazioni che furono presentate nell’ambito della revisione del Piano Regolatore dell’amministrazione precedente e che non hanno mai trovato risposta.

Sono quasi 10 anni che a Torino si parla di un nuovo Piano Regolatore e sono ormai 3 gli assessori all’urbanistica che lo avrebbero dovuto presentare. La maggioranza Appendino ci ha provato nel 2017 con una delibera e nel 2020 con l’approvazione del Consiglio Comunale della Proposta Tecnica del Progetto Preliminare della revisione del PRG: che però, una volta pubblicata all’albo pretorio e ricevute numerose osservazioni, molte anche dai movimenti di base, non è andata oltre la Prima Conferenza di Pianificazione del dicembre 2020 finendo anch’essa nel nulla di fatto.
La Proposta Tecnica del 2020 viene quindi evocata tre anni dopo dalla Giunta Lo Russo, che, senza coinvolgere il Consiglio Comunale, approva la delibera n. 321/2023 “NUOVO PIANO REGOLATORE GENERALE DELLA CITTA’ DI TORINO. ATTO DI INDIRIZZO. ” nella quale “… prende atto del lavoro finora svolto…“ ma non delle osservazioni e proposte che i cittadini avevano presentato alla deliberazione del 2020 in base all’articolo 15 c. 4 della Legge Urbanistica Regionale n. 56/1977, sulle quali il Consiglio non ha mai espresso valutazioni né controdeduzioni, pur se richieste dall’art. 15 c. 10 della stessa legge.
Un vulnus alla procedura legale dell’atto in questione, che probabilmente ne pregiudica la validità, ma un vulnus ancor più grave al diritto di cittadine e cittadini torinesi di partecipare alla formazione delle decisioni che li riguardano.
Possibile che nessuno degli esperti dell’assessorato all’urbanistica e tanto meno l’assessore competente, se ne sia accorto?
O non sarà per caso una di quelle “procedure urbanistiche più rapide e efficienti” invocate a ogni piè sospinto dai nostri amministratori che dovrebbero caratterizzare il nuovo Piano Regolatore Generale?
Per saperlo non vorremmo aspettare il mese di novembre prossimo, quando l’assessore Mazzoleni prevede di portare in Consiglio comunale la bozza preliminare del Piano: utilizziamo l’Interpellanza del Cittadino per chiedere ora all’assessore all’urbanistica di dire perché non sono state fatte le controdeduzioni alle nostre osservazioni o, se ci sono, dove sono reperibili?

14 aprile, incontro: CON LA LEGGE REGIONALE “CRESCI-TORINO” IL NUOVO PIANO REGOLATORE BRUCIA I TEMPI E LA DISCUSSIONE PUBBLICA

Sono quasi 10 anni che a Torino si parla di un nuovo Piano Regolatore, sono ormai tre gli assessori all’urbanistica che lo avrebbero dovuto presentare al Consiglio comunale, di maggioranze diverse ma accomunanti dal nulla di fatto.

Sappiamo di una lontana delibera programmatica del 2017 dispersa nei meandri del Comune, che non ha nemmeno risposto con le controdeduzioni alle molte osservazioni presentate da cittadin* e associazioni. Leggiamo ricorrenti dichiarazioni ai giornali da parte di assessore all’urbanistica e sindaco, ma nessun atto concreto è stato presentato alle Commissioni comunali competenti: se non deroghe, varianti, manipolazioni del vecchio Piano Regolatore, accusato di ogni ritardo e inefficienza, mentre un carrettino-reclame gira a vuoto nelle Circoscrizioni e nei quartieri facendo finta di raccogliere le opinioni della cittadinanza sul futuro della città.

Ora, “finalmente”, il Presidente della Regione promette, tramite una legge regionale apposita definita “Cresci-Torino”, l’abolizione di vincoli e regole in urbanistica, anche per la stesura del nuovo piano regolatore di Torino: e il Sindaco esulta, basterebbe così ancora solo più un anno per arrivare alla fine della riscrittura dello strumento che finora ha governato l’utilizzo del suolo, la costruzione degli edifici, il solo che può garantire la risposta ai bisogni della città di casa, scuole, verde, ospedali e ambulatori e non lasciare campo libero alla speculazione immobiliare e finanziaria.

Merita un premio chi riesce però a scovare, nelle tante autorevoli esternazioni rilasciate finora solo sui giornali dai nostri amministratori comunali, qualche dato concreto di programma utile a risolvere l’emergenza abitativa, garantire la sicurezza e la funzionalità delle scuole, uscire dall’emergenza sanitaria ospedaliera, realizzare davvero il principio dell’accessibilità in 15 minuti a tutti i servizi pubblici e ai relativi spazi, garantire il miglioramento dell’ambiente e del verde urbano. L’assessore all’Urbanistica è in grado di dare una risposta? C’è qualche consigliere comunale in grado di porgli la domanda?

Come Assemblea Un altro piano per Torino di tutto questo vogliamo che invece se ne parli pubblicamente da subito. Ci troviamo quindi

lunedì 14 aprile alle ore 18, presso il CSOA Gabrio in via Millio 42, Torino

e invitiamo tutte e tutti a partecipare

COLPIRNE TRENTANOVE PER DISEDUCARE UNA CITTÀ: CONFERENZA STAMPA LUNEDÌ 17 MARZO 2025

Da mesi cittadine e cittadini, organizzat* nel comitato Salviamo il Meisino, monitorano quotidianamente sul posto i lavori del cantiere che invade il parco del Meisino e ne devasta l’ambiente naturale per fare posto a strutture sportive: strutture che potevano invece essere installate in zone della città nelle quali l’intervento non avrebbe causato danni e anzi poteva essere strumento di riqualificazione per aree abbandonate a se stesse.

La mancanza di progettazione nell’uso del territorio cittadino e la sua insufficiente conoscenza da parte dell’amministrazione comunale Torinese, unita alla precipitazione nel decidere come approfittare delle opportunità di spendere denaro, in questo caso 11 milioni arrivati in prestito tramite il PNRR e prima di tutto la considerazione di verde e ambiente come risorse da sfruttare per estrarre valore dal territorio cittadino, hanno fatto cadere la scelta del Comune di Torino  per la costruzione della Cittadella dello sport su un’area naturalistica protetta, in contrasto con tutte le logiche di preservazione e accrescimento del verde urbano e senza nessun confronto con la cittadinanza e l’associazionismo che da anni si occupano della sua tutela.

Il tentativo, ormai per forza a posteriori, di tutelare comunque il parco dalla distruzione forzata di aree verdi, alberi sani e zone popolate da fauna, si è scontrato con i metodi del mantenimento dell’ordine pubblico da parte delle autorità, con il risultato che 39 cittadine e cittadini sono stat* colpiti da provvedimenti giudiziari che arrivano fino all’accusa di violenza privata.

Solidarizziamo ovviamente con queste cittadine e cittadini, riproponendoci di contribuire come possibile alla loro tutela personale e collettiva e alla continuazione della loro lotta contro la distruzione del parco e per la preservazione dell’ambiente: quindi parteciperemo alla conferenza stampa organizzata dal comitato Salviamo il Meisino

lunedì 17 marzo alle ore 18
nel cortile del Campus Einaudi (Lungo Dora Siena 100)

e invitiamo tutt* a partecipare.

CRONACA DI UN CROLLO D’ARGINE ANNUNCIATO

Lo scorso 3 novembre una trentina di cittadini hanno partecipato a una “passeggiata urbanistica” nel quartiere Bertolla.

Le “passeggiate urbanistiche” organizzate da ‘Un Altro Piano per Torino’ sono un viaggio nel tempo: percorsi lungo le molte speculazioni edilizie avvenute a Torino nel passato lontano o recente. I promotori, insieme ai residenti dei quartieri, fanno rivivere nella memoria borghi, prati e boschi cancellati da colate di cemento già avvenute o da cantieri attivi o imminenti.

Un Altro Piano per Torino cerca, in questo ed altri modi, di contrastare le nuove devastazioni che si teme saranno consentite dal Piano (De)regolatore in corso di gestazione da parte dalla Giunta in carica, e in particolare dall’assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni, pluri-indagato a Milano per abusi edilizi. La libertà di edificare qualunque cosa ovunque è ciò cui si mira, in attesa di conoscere cosa ne sarà del decreto SalvaMilano che trasformerebbe l’Italia nel Far West del calcestruzzo

Il quartiere Bertolla, a seguito di una variante del PRG del 2010, è stato trasformato da borgata periferica ancora artigiana e agreste in un ammasso disordinato di condomini, RSA e terreni incolti e dissestati dalle ruspe e recintati da transenne, già destinati a ulteriori edificazioni.

Durante la passeggiata del 3 novembre abbiamo camminato anche sulla pista ciclabile che costeggia il canale derivatore che fu dell’Azienda Elettrica Metropolitana  (AEM).
La costruzione degli argini artificiali del Po in questo tratto risale ai primi anni Cinquanta. Nel 1952 fu costruita la Diga del Pascolo, che servì anche a creare il canale derivatore per la produzione di energia idroelettrica. A valle della centrale idroelettrica, ora di IREN ENERGIA, il canale corre stretto e rettilineo verso San Mauro, tra l’argine e la riva dell’isolone artificiale di Bertolla. L’isolone ospita una garzaia (colonia di aironi cenerini) che comprendeva in passato diverse centinaia di nidi: purtroppo è stato deforestato a più riprese tra il 2019 e il 2023, anche a titolo di “riqualificazione naturalistica” a compensazione della menzionata speculazione edilizia nell’omonimo quartiere. Ciò è avvenuto con il benestare e anzi il coordinamento dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese che dovrebbe tutelare quest’area e invece dal 2020 l’ha concessa a pascolo a una ditta privata. Le dimensioni della seconda garzaia europea in ambito urbano si sono perciò molto ridotte.

Mentre osservavamo, attraverso gli alberi e la vegetazione dell’argine lungo il quale corre la ciclabile, la sponda nuda dell’isolone in mezzo al canale, abbiamo ascoltato la storia della Zona di Protezione Speciale (ZPS) del Meisino, di cui l’isolone fa parte, e del progetto del Parco dello Sport e dell’Educazione Ambientale i cui cantieri stanno già pesantemente impattando su tale riserva naturalistica.

Alle nostre spalle, subito dietro la ciclabile, si estendeva tetra un’altra zona ampiamente deforestata, che attende la prossima cementificazione: la costruzione di nuovi edifici residenziali, in un’area peraltro a rischio idrogeologico elevato, come il Meisino.

Nostalgia, rabbia, desolazione, erano i nostri sentimenti al termine della rassegna delle alterazioni al nostro territorio, alle quali non immaginavamo che se ne sarebbe aggiunta un’altra poco tempo dopo.

Pochi giorni prima di Natale, un gruppo di noi è stato intervistato da un giornalista che ha voluto incontrarci nello stesso luogo. Che nel frattempo aveva subito una nuova devastazione: anche l’argine dove ci eravamo soffermati è stato completamente denudato, tutti gli alberi abbattuti.

Mentre ci trovavamo sul posto a osservare la riva, è sopraggiunto un tecnico dell’AIPO (Agenzia Interregionale del Fiume Po), che ha difeso l’operato del suo Ente, responsabile dei tagli, dicendo che erano stati richiesti da IREN ENERGIA e che comunque un regio decreto obbligherebbe l’Ente preposto ad abbattere tutti gli alberi presenti sugli argini. Questo perché, in caso di piena, gli alberi potrebbero essere sradicati e ostacolare il flusso delle acque, mettendo in pericolo gli abitanti delle case nelle vicinanze dell’argine. Ci ha indicato un paio di punti in cui l’argine era stato eroso e necessitava di ricostruzione, che secondo lui non sarebbe stata possibile senza rimuovere gli alberi. Tutti gli alberi lungo l’argine, ci siamo chiesti?

Siamo sul margine della Zona di Protezione Speciale IT1110070 “Meisino (confluenza Po-Stura)” e dovrebbe quindi valere la prescrizione dell’art. 23 comma 1 lettera c) numero 6 delle Misure di Conservazione per la Tutela della Rete Natura 2000 (Allegato E al D.G.R. n. 55-7222 del 12/7/2023), che per quanto attiene ai siti con ambienti delle acque correnti prescrive che “in corrispondenza di argini artificiali, di difese di sponde, di dighe in terra, di opere di presa o derivazione e di altre opere idrauliche o di bonifica è sempre consentito il taglio di singole piante che possono recare danno alla loro funzionalità”.

Di singole piante, non di tutta la vegetazione (secondo quanto previsto ai numeri 1, 2 e 4 della lettera c del comma 2 dell’art. 23).

Il 12 febbraio, senza che ci sia stata una piena del fiume e in assenza di precipitazioni, l’argine denudato è crollato. La pista ciclabile ora non è più agibile. Per l’esattezza, è stata chiusa dopo la segnalazione di un cittadino, ma domenica 22 era aperta senza che la riva sia stata messa in sicurezza. Lunedì 23 la viabilità era di nuovo impedita, ma senza alcuna segnaletica).

Ora, ci risulta che il Regio Decreto 523 del 1904 (Testo Unico sulle Opere Idrauliche), all’art. 96 che richiama l’art. 168 della legge 20 marzo 1865, allegato F (norme di altri secoli, adeguate a epoche in cui la cementificazione diffusa era ancora lontana dal verificarsi) NON prescrive di abbattere gli alberi sugli argini, ma di non piantarne. E la distinzione non è sottile. Si vietano, in un’Italia ancora prevalentemente agricola e frammentata in piccoli poderi, le “piantagioni” sugli argini, così come si proibisce “il pascolo e la permanenza dei bestiami sui ripari, sugli argini e loro dipendenze, nonché sulle sponde, scarpe e banchine dei pubblici canali e loro accessori”. (Forse sarebbe vietato, quindi, anche il pascolo sull’isolone?) Simultaneamente però si vieta anche “Lo sradicamento o l’abbruciamento dei ceppi degli alberi che sostengono le ripe dei fiumi e dei torrenti per una distanza orizzontale non minore di nove metri dalla linea a cui arrivano le acque ordinarie.”

Quindi la questione è complessa. Ciò che emerge è in primo luogo come l’azione umana sul territorio abbia sempre effetti imprevisti, talora positivi, spesso negativi. In conseguenza della costruzione della Diga del Pascolo si è creato un bacino a lento scorrimento che ha attratto una ricca avifauna acquatica, ragion per cui il Meisino è diventato un hotspot ornitologico e l’area è stata inserita nel Parco Naturale del Po Piemontese ed è stata designata Zona di Protezione Speciale della Rete Natura 2000. Le opere idrauliche che hanno prodotto questi effetti avevano tutt’altre finalità: la rinaturalizzazione di quest’area alla confluenza del Po e della Stura è stato un loro inatteso esito collaterale, che ha allietato studiosi e ambientalisti, ma che infastidisce tuttora i soggetti che dalle trasformazioni territoriali vogliono trarre soltanto benefici economici. Per costoro, il fatto che l’area sia soggetta a tutele è un imbarazzo. La gestione e la manutenzione della diga e del canale rappresentano costi che IREN ENERGIA ha interesse a ridurre al minimo, quindi meno vegetazione c’è, meglio è. L’amministrazione torinese ritiene che il Meisino, sinora frequentato da amanti della natura, senza nemmeno un chiosco che venda gelati e patatine, debba essere messo a valore rendendolo attrattivo per altre categorie di “utenti”, inserito nel circuito economico, per consentire ricadute commerciali. Per questo lo si trasforma in area fitness, con attività sportive di nicchia anche a pagamento. Ma questo programma evidentemente è ostacolato dalle pastoie normative a salvaguardia della biodiversità, degli habitat, di specie ormai rare.

Gli Enti preposti a tutelare l’area sembrano disponibili a togliere dall’imbarazzo i portatori di interessi economici e anche se stessi. Concedere a pascolo l’isolone e permettere l’installazione del “Parco dello Sport” sono degradazioni che probabilmente porteranno il Meisino a perdere le caratteristiche che ne fanno una Zona di Protezione Speciale. In ogni caso, ci sarà molto meno da manutenere e da tutelare.

Quel tratto di argine crollato, ci diranno probabilmente l’AIPO e gli altri Enti, è il motivo per cui, con lungimiranza, abbiamo abbattuto gli alberi, prevedendo il pericolo. L’argine crollato, pensiamo invece noi, è la conseguenza dell’aver eliminato la vegetazione che con le sue radici teneva insieme il terreno. Come abbiamo visto in tanti altri casi, anche tragici, per esempio in varie zone dell’Emilia Romagna. Che cosa seguirà al crollo dell’argine? Probabilmente altro cemento, come l’ennesima colata che si prepara lì alle sue spalle, oppure una finta rinaturalizzazione in tempi incompatibili con i processi naturali. Anche se, nel suo piccolo, questo crollo dimostra che insistere ad andare contro natura porta sempre e solo al disastro.

Comitato Salviamo il Meisino
Assemblea Un altro piano per Torino