(Ma quali) Voci di quartiere

Due dei partecipati raccontano l’incontro del ciclo “Voci di quartiere”  tenutosi il 21 maggio in via Cialdini 

Ci presentiamo alla sede del CAM (l’università missionaria dei salesiani) puntuali e dopo una breve sosta al desk accoglienza, in cui ci viene rilasciato un adesivo con scritto sopra il nostro nome di battesimo, accediamo alla sala definita magna e abbiamo la prima sorpresa: l’aula da circa 60 posti è già quasi completamente piena. E a ben pensarci non stupisce, visto che l’appuntamento è dedicato a ben 6 quartieri (Crocetta, Cit Turin, Campidoglio, San Donato, Cenisia e San Paolo) tutti  molto popolosi e diversi tra loro, che coprono un’area dal parco Ruffini fino al corso Regina Margherita. Osservando meglio chi è già presente riconosciamo vari volti di consigliere e consiglieri della circoscrizione 3: in fondo anche questo non stupisce perché organizzando gli incontri sulla base dei quartieri ovviamente non viene rispettata l’attuale suddivisione amministrativa cittadina e, a conti fatti, le circoscrizioni coinvolte sono ben 3 (la prima, la terza e la quarta). Insomma se tutti e 3 i consigli si fossero presentati al completo non sarebbero bastati i posti, ma per fortuna la cosiddetta “rappresentanza democratica istituzionale” in Italia non brilla per la partecipazione, così avanza almeno un po’ di spazio per la cittadinanza “semplice” a cui l’incontro in realtà sarebbe rivolto. 

Trovato un posto mentre si fiondano in aula anche i 3 presidenti delle circoscrizioni, prende la parola l’architetta Lucchini di Urban Lab per avviare l’incontro dato che l’assessore è in ritardo (vedi sopra). Non è la prima volta che ci capita di vedere ed ascoltare  Lucchini che, con un malcelato imbarazzo, si sostituisce all’assessore e oggi non fa differenza: sorridente ci spiega che l’incontro è interattivo per il pubblico e, dopo una breve presentazione, l’assessore si metterà in ascolto della cittadinanza con il supporto delle volontarie/i di Urban Lab. Fantastico! Iniziamo con un video che presenta dati riguardanti i quartieri oggetto dell’incontro: il risultato è spietato, ci si lamenta di tutto, dalle buche alla sporcizia dei parchi, dalle corse mancate della GTT fino alla latitanza dei servizi, eppure il grado di soddisfazione della vivibilità dei vari quartieri è sempre sopra la sufficienza… attaccamento alla città in stile sabaudo.

Intanto arriva trafelato l’assessore con un impermeabile stile Humphrey Bogart, in tempo per assistere al primo momento interattivo costituito dall’invio telematico, tramite cellulare personale, di commenti al video rispetto alla domanda “cosa manca o cosa vorresti per il tuo quartiere?”

Viene aperto anche il microfono e si susseguono interventi sulle visioni ideologiche della mobilità: pro e contro le piste ciclabili con i toni modulati dallo storico attaccamento agé torinese all’automobile.

Spicca un primo intervento critico rispetto all’area di piazza Risorgimento che cade nel silenzio perché prontamente disinnescato dal programma dell’evento. Nella seconda parte infatti l’assessore assicura che parlerà con tutte e tutti, però in separata sede in un banchetto stile “camera caritatis”.

Dopo il momento del microfono emozionale il programma prosegue entrando nel vivo: la presentazione dell’assessore Mazzoleni! Finalmente spiegherà qualcosa del fantasma che si aggira in città, parlerà della realizzazione del nuovo PRG?

Invece ci tocca sorbirci l’ennesimo intervento egocentrato del Mazzoleni-pensiero: il vero momento di partecipazione è il voto, qui siamo a fare solo public engagement, il Prg di Torino ha 30 anni e l’ho studiato all’università, le necessità della città sono cambiate, cerchiamo la flessibilità per cogliere le opportunità, abbiamo scoperto quanto la cittadinanza di Torino si sente legata al proprio quartiere (avrà quindi organizzato questo incontro con 6 quartieri insieme per farci litigare tra noi?), il centro della vita di quartiere sono le biblioteche (questo decisamente offensivo perché in Borgo San Paolo la biblioteca civica è stata chiusa nel 1996!), non dobbiamo più consumare suolo ma puntare sul verde e la biodiversità grande ricchezza della città (apoteosi visto che a 200 metri da dove siamo il colosso Esselunga cementificherà e azzererà il giardino Artiglieri da montagna per farci un ipermercato). Restiamo particolarmente colpiti quando si sofferma su una slide che ritirare le palazzine sgomberate dell’ex MOI: con lo sguardo sognante srotola discorsi sul valore immobiliare delle case a Torino e la diversificazione dell’offerta per adattarsi al mercato. Esseri umani invece non pervenuti, le domande di case popolari sono, come sempre, alieni inascoltati.

Terminato lo spippozzo, scatta il momento “creativo”, ma dopo le scempiaggini che abbiamo ascoltato sinceramente non c’è la sentiamo di seguire il personale (ovviamente volontario) di Urban Lab per fare dei disegnetti sulle mappe dei quartieri e optiamo per una passeggiata al parco, prima che venga distrutto.

Da oggi possiamo trarre solo una conclusione: l’assessore Mazzoleni è sicuramente l’unica persona a Torino che non ha proprio neanche una vaga idea di cosa servirà a questa città nel futuro, perché ha un solo interesse: fare di tutto per favorire l’atterraggio dei suoi amici sodali immobiliaristi anche qui dopo aver devastato la sua città d’origine (Milano)!

Andrea & Michele

L’assessore risponde all’interrogazione ma, come al solito, non dice niente

Nel Consiglio Comunale del 14 ottobre l’assessore all’Urbanistica Mazzoleni, rispondendo a una interrogazione su che fine avesse fatto il nuovo piano regolatore di Torino, ha dovuto ammettere un ritardo non da poco delle varie fasi previste dalla legge regionale: gli indirizzi generali erano stati deliberati dalla Giunta comunale nel giugno 2023 e avrebbero dovuto essere approvati dal Consiglio nel 2024 per giungere al Piano definitivo entro ottobre  2026 alla scadenza del mandato. Ora invece si scopre che il preliminare verrebbe portato in discussione al Consiglio nel 2025 e però resterebbe confermata l’approvazione definitiva prima del ritorno alle urne.

Il ritardo sarebbe imputabile ad approfondimenti tecnici e soprattutto – dichiara l’assessore –   al lavoro di ascolto del territorio, passato dall’incontro con i grossi portatori di interessi (costruttori, architetti, mondo economico) a quello con le circoscrizioni (molto rapido e sommario) e infine con chi abita la città, attraverso una serie di iniziative che vanno dai questionari alle passeggiate, agli spettacoli. Lavoro di ascolto sul quale siamo stati piu’ volte critici, non svolto dal Comune ma affidato all’associazione Urban Lab (creata assieme a Compagnia di San Paolo): lavoro tanto impegnativo da far addirittura slittare le tempistiche di progettazione e scrittura del progetto preliminare, mentre invece avrebbero rispettato i tempi gli altri soggetti coinvolti nella stesura del piano, quali Città Metropolitana, Politecnico e Fondazione Bloomberg.

Non è ancora dato sapere quali compiti siano invece affidati ai competenti uffici del Comune, che del Piano Regolatore è pur sempre il titolare. L’assessore non l’ha detto e non ha nemmeno spiegato però quale ruolo concreto hanno il Politecnico e, soprattutto, la Fondazione Bloomberg, un soggetto privato statunitense che sta avendo accesso ai dati e alle procedure dell’Amministrazione comunale e che sta anche fornendo formazione, gratuitamente, sulle politiche del ‘fare la città’ persino al sindaco di Torino, ospite appena pochi giorni fa, assieme ad altri 500 primi cittadini, dell’annuale Bloomberg CityLab a Città del Messico.

Ma peggio ancora: l’assessore Mazzoleni  continua a non dire che cosa vogliono fare di Torino lui e la Giunta comunale, che progetti hanno per la vita e i bisogni delle persone, da realizzare con il  prossimo piano regolatore, che non siano solamente il continuamente ripetuto ‘cogliere le opportunità’ che possono arrivare in città. Il Consiglio comunale aspetta di discuterne dal giugno 2023 e così  la città intera è privata di una discussione e di un confronto confronto pubblici: a cui  singoli assessori e  sindaco preferiscono esternazioni parziali, in occasioni specifiche e di fronte a pubblici selezionati.

Il consigliere presentatore dell’Interpellanza si è dichiarato insoddisfatto per il rischio che il Piano non venga approvato entro il 2026 come previsto: noi siamo invece preoccupati che venga approvato, anche se nei tempi previsti, un piano regolatore costruito di nascosto che non pensa ai bisogni di tutte le persone ma ai guadagni di alcuni.

L’Assessore Mazzoleni conferma: il piano va veloce (ma dove non si capisce)

L’incontro di lunedì 13 maggio presso la sede della Circoscrizione 3 di corso Peschiera, organizzato da Urban Lab Torino come restituzione dei questionari proposti nell’ottobre 2023 nell’ambito della campagna di partecipazione in vista della riscrittura del PRG, era rivolto a ben tre circoscrizioni (oltre a quell* della 3, erano anche presenti consiglier* della 2 e della 4).

Posto a priori il dubbio su come si possa parlare di partecipazione organizzando un incontro che coinvolge in contemporanea ben 3 circoscrizioni della città, con evidenti limiti di tempo per occuparsi di ognuna e fornire sufficiente spazio per il confronto (cosa lamentata anche da vari de* consiglier* present*), l’assessore e l’architetta di Urban Lab hanno fornito un collage di bisogni, opinioni, richieste etc. emersi dai questionari e dalle proposte raccolte tramite schede consegnate da cittadin* suddivisi per circoscrizione, da cui abbiamo tratto informazioni non del tutto note, soprattutto rispetto alla mobilità pubblica (uno dei bisogni emersi). L’assessore ha infatti informato che la già progettata linea 2 della metropolitana per ora ha copertura finanziaria solo per il tratto tra la Circoscrizione 6 e il Politecnico e perciò non raggiungerà ancora la Circoscrizione 2 come previsto invece dal progetto. Una nuova linea di metro resta un sogno nel cassetto anche per la Circoscrizione 3, della quale l’assessore vorrebbe prevedere una “crescita” in funzione di una sua futura realizzazione.

Il dibattito seguito è stato decisamente più stimolante e, seppur sempre molto “abbottonato”, l’assessore qualche informazione ha dovuto concederla, pressato da ripetute domande fin quasi alle 9 di sera. Già in passato Mazzoleni si era lamentato di una legislazione regionale in materia urbanistica, a suo dire, oramai sorpassata dagli anni. Lunedì è sceso più nei particolari, attaccando la parte che riguarda il commercio: la legge regionale infatti prevede il vincolo delle aree commerciali nel piano regolatore, mentre la normativa europea invece no al fine di favorire la crescita del commercio di prossimità a discapito della grande distribuzione. In più, si è difeso l’assessore, tirato in ballo più volte sulle numerose concessioni commerciali fatte ancora alla grande distribuzione a Torino, l’argomento è di competenza della regione e non comunale.

L’assessore ha inoltre di nuovo pubblicizzato la sua idea di un PRG flessibile, che sappia adattarsi a normative, definite strumenti di piano, le quali vengono anticipate dal Comune già oggi: tra questi strumenti, ha insistito in particolare sulla recente delibera del Consiglio comunale relativa ai permessi di costruzione in deroga, giudicati molto funzionali. Incalzato in proposito, Mazzoleni ha poi dovuto ammettere che attualmente in organico il Comune non ha un dirigente delegato a coordinare il lavoro sul nuovo piano regolatore, che quindi per ora è sotto il controllo della direttrice della Divisione Urbanistica, la quale ha a disposizione 5 tecnici che stanno svolgendo una lavoro di ricognizione sui dati e sulla situazione urbanistica attuali, preliminare alla stesura del PRG vero e proprio. Quindi l’assessore ha ribadito più volte che non c’è nessun piano regolatore nel cassetto già pronto e che quella attuale è una fase istruttoria, sia nei confronti della cittadinanza, per comprenderne desiderata, bisogni e problemi, sia per la raccolta dei dati amministrativi. Ma allora, questo piano va veloce grazie solo al lavoro dei privati?

Incalzato sul ruolo di Urban Lab e della Bloomberg Foundation l’assessore con grande imbarazzo ha ribadito che questi soggetti non hanno alcun ruolo attivo nella stesura del nuovo piano, ma forniscono solo consulenze: Urban Lab si occupa di organizzare la partecipazione, anche con l’iniziativa appena lanciata di Voci di quartiere, mentre Bloomberg fornisce le competenze utili a supportare Urban Lab in questo lavoro. Il risultato per ora però è del tutto deludente, a partire dalla scelta dello slogan che accompagna le attività collegate al nuovo piano, “Torino cambia. Il piano va veloce”; ci permettiamo di far notare come la velocità non abbia alcuna attinenza con il concetto di partecipazione, processo che richiede tempo e pazienza, non certamente rapidità e che fino ad ora è stato decisamente fallimentare per come è stato applicato a proposito del nuovo PRG.

Ma a che punto è l’iter amministrativo del nuovo piano? L’assessore ha ribadito la volontà di riprendere il lavoro svolto dalla precedente amministrazione con la proposta di revisione del piano regolatore attuale, avviata nel 2019 e mai conclusa, ridefinendo però il processo e passando quindi da una sua revisione a una nuova scrittura: gli uffici comunali stanno pertanto lavorando per integrare i documenti lasciati dalla vecchia amministrazione con quelli necessari alla riscrittura del piano. Il necessario passaggio della risposta alle osservazioni presentate da cittadin* e comitati alla precedente amministrazione sulla proposta di revisione sarà svolto entro breve: l’assessore ha promesso anche che entro novembre prossimo questo lavoro di ricognizione e analisi sarà terminato e si passerà quindi alla discussione in Consiglio Comunale, perché,  ha ribadito, è quello il luogo democratico dove prendere le decisioni. In conclusione, la tanto millantata partecipazione si ridurrà quindi esclusivamente a un voto in Consiglio Comunale?