COLPIRNE TRENTANOVE PER DISEDUCARE UNA CITTÀ: CONFERENZA STAMPA LUNEDÌ 17 MARZO 2025

Da mesi cittadine e cittadini, organizzat* nel comitato Salviamo il Meisino, monitorano quotidianamente sul posto i lavori del cantiere che invade il parco del Meisino e ne devasta l’ambiente naturale per fare posto a strutture sportive: strutture che potevano invece essere installate in zone della città nelle quali l’intervento non avrebbe causato danni e anzi poteva essere strumento di riqualificazione per aree abbandonate a se stesse.

La mancanza di progettazione nell’uso del territorio cittadino e la sua insufficiente conoscenza da parte dell’amministrazione comunale Torinese, unita alla precipitazione nel decidere come approfittare delle opportunità di spendere denaro, in questo caso 11 milioni arrivati in prestito tramite il PNRR e prima di tutto la considerazione di verde e ambiente come risorse da sfruttare per estrarre valore dal territorio cittadino, hanno fatto cadere la scelta del Comune di Torino  per la costruzione della Cittadella dello sport su un’area naturalistica protetta, in contrasto con tutte le logiche di preservazione e accrescimento del verde urbano e senza nessun confronto con la cittadinanza e l’associazionismo che da anni si occupano della sua tutela.

Il tentativo, ormai per forza a posteriori, di tutelare comunque il parco dalla distruzione forzata di aree verdi, alberi sani e zone popolate da fauna, si è scontrato con i metodi del mantenimento dell’ordine pubblico da parte delle autorità, con il risultato che 39 cittadine e cittadini sono stat* colpiti da provvedimenti giudiziari che arrivano fino all’accusa di violenza privata.

Solidarizziamo ovviamente con queste cittadine e cittadini, riproponendoci di contribuire come possibile alla loro tutela personale e collettiva e alla continuazione della loro lotta contro la distruzione del parco e per la preservazione dell’ambiente: quindi parteciperemo alla conferenza stampa organizzata dal comitato Salviamo il Meisino

lunedì 17 marzo alle ore 18
nel cortile del Campus Einaudi (Lungo Dora Siena 100)

e invitiamo tutt* a partecipare.

CRONACA DI UN CROLLO D’ARGINE ANNUNCIATO

Lo scorso 3 novembre una trentina di cittadini hanno partecipato a una “passeggiata urbanistica” nel quartiere Bertolla.

Le “passeggiate urbanistiche” organizzate da ‘Un Altro Piano per Torino’ sono un viaggio nel tempo: percorsi lungo le molte speculazioni edilizie avvenute a Torino nel passato lontano o recente. I promotori, insieme ai residenti dei quartieri, fanno rivivere nella memoria borghi, prati e boschi cancellati da colate di cemento già avvenute o da cantieri attivi o imminenti.

Un Altro Piano per Torino cerca, in questo ed altri modi, di contrastare le nuove devastazioni che si teme saranno consentite dal Piano (De)regolatore in corso di gestazione da parte dalla Giunta in carica, e in particolare dall’assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni, pluri-indagato a Milano per abusi edilizi. La libertà di edificare qualunque cosa ovunque è ciò cui si mira, in attesa di conoscere cosa ne sarà del decreto SalvaMilano che trasformerebbe l’Italia nel Far West del calcestruzzo

Il quartiere Bertolla, a seguito di una variante del PRG del 2010, è stato trasformato da borgata periferica ancora artigiana e agreste in un ammasso disordinato di condomini, RSA e terreni incolti e dissestati dalle ruspe e recintati da transenne, già destinati a ulteriori edificazioni.

Durante la passeggiata del 3 novembre abbiamo camminato anche sulla pista ciclabile che costeggia il canale derivatore che fu dell’Azienda Elettrica Metropolitana  (AEM).
La costruzione degli argini artificiali del Po in questo tratto risale ai primi anni Cinquanta. Nel 1952 fu costruita la Diga del Pascolo, che servì anche a creare il canale derivatore per la produzione di energia idroelettrica. A valle della centrale idroelettrica, ora di IREN ENERGIA, il canale corre stretto e rettilineo verso San Mauro, tra l’argine e la riva dell’isolone artificiale di Bertolla. L’isolone ospita una garzaia (colonia di aironi cenerini) che comprendeva in passato diverse centinaia di nidi: purtroppo è stato deforestato a più riprese tra il 2019 e il 2023, anche a titolo di “riqualificazione naturalistica” a compensazione della menzionata speculazione edilizia nell’omonimo quartiere. Ciò è avvenuto con il benestare e anzi il coordinamento dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese che dovrebbe tutelare quest’area e invece dal 2020 l’ha concessa a pascolo a una ditta privata. Le dimensioni della seconda garzaia europea in ambito urbano si sono perciò molto ridotte.

Mentre osservavamo, attraverso gli alberi e la vegetazione dell’argine lungo il quale corre la ciclabile, la sponda nuda dell’isolone in mezzo al canale, abbiamo ascoltato la storia della Zona di Protezione Speciale (ZPS) del Meisino, di cui l’isolone fa parte, e del progetto del Parco dello Sport e dell’Educazione Ambientale i cui cantieri stanno già pesantemente impattando su tale riserva naturalistica.

Alle nostre spalle, subito dietro la ciclabile, si estendeva tetra un’altra zona ampiamente deforestata, che attende la prossima cementificazione: la costruzione di nuovi edifici residenziali, in un’area peraltro a rischio idrogeologico elevato, come il Meisino.

Nostalgia, rabbia, desolazione, erano i nostri sentimenti al termine della rassegna delle alterazioni al nostro territorio, alle quali non immaginavamo che se ne sarebbe aggiunta un’altra poco tempo dopo.

Pochi giorni prima di Natale, un gruppo di noi è stato intervistato da un giornalista che ha voluto incontrarci nello stesso luogo. Che nel frattempo aveva subito una nuova devastazione: anche l’argine dove ci eravamo soffermati è stato completamente denudato, tutti gli alberi abbattuti.

Mentre ci trovavamo sul posto a osservare la riva, è sopraggiunto un tecnico dell’AIPO (Agenzia Interregionale del Fiume Po), che ha difeso l’operato del suo Ente, responsabile dei tagli, dicendo che erano stati richiesti da IREN ENERGIA e che comunque un regio decreto obbligherebbe l’Ente preposto ad abbattere tutti gli alberi presenti sugli argini. Questo perché, in caso di piena, gli alberi potrebbero essere sradicati e ostacolare il flusso delle acque, mettendo in pericolo gli abitanti delle case nelle vicinanze dell’argine. Ci ha indicato un paio di punti in cui l’argine era stato eroso e necessitava di ricostruzione, che secondo lui non sarebbe stata possibile senza rimuovere gli alberi. Tutti gli alberi lungo l’argine, ci siamo chiesti?

Siamo sul margine della Zona di Protezione Speciale IT1110070 “Meisino (confluenza Po-Stura)” e dovrebbe quindi valere la prescrizione dell’art. 23 comma 1 lettera c) numero 6 delle Misure di Conservazione per la Tutela della Rete Natura 2000 (Allegato E al D.G.R. n. 55-7222 del 12/7/2023), che per quanto attiene ai siti con ambienti delle acque correnti prescrive che “in corrispondenza di argini artificiali, di difese di sponde, di dighe in terra, di opere di presa o derivazione e di altre opere idrauliche o di bonifica è sempre consentito il taglio di singole piante che possono recare danno alla loro funzionalità”.

Di singole piante, non di tutta la vegetazione (secondo quanto previsto ai numeri 1, 2 e 4 della lettera c del comma 2 dell’art. 23).

Il 12 febbraio, senza che ci sia stata una piena del fiume e in assenza di precipitazioni, l’argine denudato è crollato. La pista ciclabile ora non è più agibile. Per l’esattezza, è stata chiusa dopo la segnalazione di un cittadino, ma domenica 22 era aperta senza che la riva sia stata messa in sicurezza. Lunedì 23 la viabilità era di nuovo impedita, ma senza alcuna segnaletica).

Ora, ci risulta che il Regio Decreto 523 del 1904 (Testo Unico sulle Opere Idrauliche), all’art. 96 che richiama l’art. 168 della legge 20 marzo 1865, allegato F (norme di altri secoli, adeguate a epoche in cui la cementificazione diffusa era ancora lontana dal verificarsi) NON prescrive di abbattere gli alberi sugli argini, ma di non piantarne. E la distinzione non è sottile. Si vietano, in un’Italia ancora prevalentemente agricola e frammentata in piccoli poderi, le “piantagioni” sugli argini, così come si proibisce “il pascolo e la permanenza dei bestiami sui ripari, sugli argini e loro dipendenze, nonché sulle sponde, scarpe e banchine dei pubblici canali e loro accessori”. (Forse sarebbe vietato, quindi, anche il pascolo sull’isolone?) Simultaneamente però si vieta anche “Lo sradicamento o l’abbruciamento dei ceppi degli alberi che sostengono le ripe dei fiumi e dei torrenti per una distanza orizzontale non minore di nove metri dalla linea a cui arrivano le acque ordinarie.”

Quindi la questione è complessa. Ciò che emerge è in primo luogo come l’azione umana sul territorio abbia sempre effetti imprevisti, talora positivi, spesso negativi. In conseguenza della costruzione della Diga del Pascolo si è creato un bacino a lento scorrimento che ha attratto una ricca avifauna acquatica, ragion per cui il Meisino è diventato un hotspot ornitologico e l’area è stata inserita nel Parco Naturale del Po Piemontese ed è stata designata Zona di Protezione Speciale della Rete Natura 2000. Le opere idrauliche che hanno prodotto questi effetti avevano tutt’altre finalità: la rinaturalizzazione di quest’area alla confluenza del Po e della Stura è stato un loro inatteso esito collaterale, che ha allietato studiosi e ambientalisti, ma che infastidisce tuttora i soggetti che dalle trasformazioni territoriali vogliono trarre soltanto benefici economici. Per costoro, il fatto che l’area sia soggetta a tutele è un imbarazzo. La gestione e la manutenzione della diga e del canale rappresentano costi che IREN ENERGIA ha interesse a ridurre al minimo, quindi meno vegetazione c’è, meglio è. L’amministrazione torinese ritiene che il Meisino, sinora frequentato da amanti della natura, senza nemmeno un chiosco che venda gelati e patatine, debba essere messo a valore rendendolo attrattivo per altre categorie di “utenti”, inserito nel circuito economico, per consentire ricadute commerciali. Per questo lo si trasforma in area fitness, con attività sportive di nicchia anche a pagamento. Ma questo programma evidentemente è ostacolato dalle pastoie normative a salvaguardia della biodiversità, degli habitat, di specie ormai rare.

Gli Enti preposti a tutelare l’area sembrano disponibili a togliere dall’imbarazzo i portatori di interessi economici e anche se stessi. Concedere a pascolo l’isolone e permettere l’installazione del “Parco dello Sport” sono degradazioni che probabilmente porteranno il Meisino a perdere le caratteristiche che ne fanno una Zona di Protezione Speciale. In ogni caso, ci sarà molto meno da manutenere e da tutelare.

Quel tratto di argine crollato, ci diranno probabilmente l’AIPO e gli altri Enti, è il motivo per cui, con lungimiranza, abbiamo abbattuto gli alberi, prevedendo il pericolo. L’argine crollato, pensiamo invece noi, è la conseguenza dell’aver eliminato la vegetazione che con le sue radici teneva insieme il terreno. Come abbiamo visto in tanti altri casi, anche tragici, per esempio in varie zone dell’Emilia Romagna. Che cosa seguirà al crollo dell’argine? Probabilmente altro cemento, come l’ennesima colata che si prepara lì alle sue spalle, oppure una finta rinaturalizzazione in tempi incompatibili con i processi naturali. Anche se, nel suo piccolo, questo crollo dimostra che insistere ad andare contro natura porta sempre e solo al disastro.

Comitato Salviamo il Meisino
Assemblea Un altro piano per Torino

12 marzo, ore 18 – dibattito: “Le trasformazioni attuate e quelle previste”

Mercoledì 12 marzo alle 18 saremo all’Unione Culturale per portare la nostra opinione di attiviste/i sulle trasformazioni della città e sulle criticità che hanno creato: casa, sanità e ambiente infatti restano per noi concetti fondamentali per il prossimo Piano Regolatore di Torino, a dispetto di quanto professano la Giunta comunale e il suo assessore all’urbanistica Mazzoleni.

mercoledì 12 marzo 2025, ore 18
Unione Culturale, via Cesare Battisti 4B Torino

Le trasformazioni attuate e quelle previste

Numerosi interventi a Torino modificheranno nei prossimi anni la struttura fisica e sociale della città. È in corso la progettazione esecutiva della linea 2 della metropolitana, sono aperti i cantieri della nuova biblioteca a Torino Esposizioni, della riqualificazione del Parco del Valentino e della Cavallerizza. Molte aree ex industriali sono state trasformate e molte altre tra cui Mirafiori e le proprietà delle Ferrovie dello Stato, sono in progetto da tempo, ma mai realizzate. Le proprietà CDP (tra cui il Palazzo del Lavoro) e le caserme dismesse attendono da decenni una riqualificazione e nuove destinazioni d’uso. Con l’annunciato avvio del nuovo Piano Regolatore di cui sono da approfondire le procedure e le tempistiche, si prospetta una nuova visione della città. Nell’incontro si cercherà di capire qual è il cambiamento in corso e cosa avverrà nel prossimo futuro, con quali ricadute sulla qualità della vita. Le scelte permetteranno di riequilibrare il divario tra centro e periferie, di restituire spazi pubblici e opportunità agli abitanti per una città più “giusta”?

Interventi:
Luca Davico, Come è cambiata Torino negli anni scorsi: un bilancio visivo
Emilio Soave, La città che cambia tra annunci e problemi non risolti
Maria Teresa Roli, Un nuovo piano regolatore: con quali mezzi e con quali fini?
Andrea Guazzo, Un nuovo Piano Regolatore dal basso
Introduce e modera Guido Montanari

all’interno del ciclo
Torino cambia, ma come?
Chi governa il cambiamento, a vantaggio di chi e in quali direzioni?
Programma attività 2025 del Gruppo “Città & Territorio”

Prossimo incontro lunedì 3 marzo 2025

Prossimo incontro

lunedì 3 marzo 2025 alle ore 18,30
presso il CSOA Gabrio (via Millio 42, Torino)

si discuterà su:

pubblicazione  articolo su  rivista specializzata
pubblicizzazione incontro 12 marzo
iniziative sui contenuti del documento del 13 febbraio
iniziative sulla campagna Voci di quartiere
pubblicazione documento sul crollo argine a Bertolla
attività dei gruppi di lavoro
varie ed eventuali

26 febbraio, 17.30 – presidio alla Biblioteca Geisser: DIFENDERE IL PARCO È POSSIBILE!

Un Altro Piano per Torino aderisce al presidio organizzato dal comitato
Salviamo il Meisino in occasione dell’incontro di mercoledì 26 febbraio alla biblioteca Geisser, organizzato da Città di Torino e Urban Lab nell’ambito della “campagna di ascolto” sul prossimo piano regolatore  Voci dal quartiere 2025, 
già più volte da noi contestata.
INVITIAMO TUTT*  A PARTECIPARE

NO ALLA MERCIFICAZIONE DEL VERDE PUBBLICO: LA CITTÀ È DI CHI LA VIVE!PRESIDIO ALLA BIBLIOTECA GEISSER

📢 Domani, mercoledì 26 febbraio, presso la Biblioteca Geisser si terrà l’incontro organizzato dall’amministrazione sul nuovo piano regolatore. Sarà l’ennesima farsa di confronto con una cittadinanza che vorrebbero estromessa dai processi decisionali sui territoriche vive e che credono incapace di reagire alle loro imposizioni, che ricadono negativamente sulle nostre vite.

A propinarci la versione del Comune sarà l’assessore all’urbanistica Paolo Mazzoleni, plurindagato per abusi edilizi nella sua attività di progettista a Milano, a cui andremo a far sentire la voce di tutti noi che ci opponiamo ogni giorno all’assalto al verde pubblico!

🦔 Ci vediamo mercoledì 26 febbraio in Corso Casale 5 alle 17.30!

NON MANCATE🔥
DIFENDERE IL PARCO È POSSIBILE!

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Sindaco e Consiglio Comunale si esprimano: “Da Milano a Torino, l’urbanistica come speculazione?”

La gestione dell’urbanistica a Milano, finalizzata a favorire gli investimenti privati nell’edilizia semplificando oltre il consentito le procedure di autorizzazione, anche a discapito dei servizi pubblici e della vivibilità della città da parte delle fasce di cittadine e cittadini economicamente più deboli, ha trovato la sua massima espressione nella violazione sistematica delle regole edilizie da parte di imprenditori immobiliari e del Comune stesso, che è invece titolare del potere di sorveglianza e regolamentazione.

Il tentativo di rendere legge dello stato valida in tutta Italia questa violazione sistematica, produttrice di danni al territorio, alle casse comunali e alla cittadinanza, tramite il cosiddetto decreto “Salva Milano e Italia”, deve interessare quindi non solo chi abita a Milano: per questo riteniamo importante che anche a Torino se ne discuta e si prenda posizione.

Nella nostra città è in corso l’elaborazione del nuovo Piano regolatore senza che ci sia stata in Consiglio comunale una discussione sulle linee guida presentate dalla Giunta quasi due anni fa e senza che siano state comunicate indicazioni su che cosa l’amministrazione attuale intenderebbe fare delle porzioni di città ora abbandonate o su come ridisegnare la struttura cittadina per far fronte ai sempre maggiori problemi che deve affrontare quotidianamente chi la abita, anche tenendo conto della recente Legge europea di Ripristino della Natura .

Contestualmente viene però dichiarato dall’assessore all’urbanistica, coinvolto in tre inchieste giudiziarie sempre a Milano per alcuni degli abusi edilizi che si vorrebbero sanare con il decreto, che il nuovo Piano regolatore dovrà essere adeguato a “cogliere le opportunità”, cioè a facilitare gli investimenti, immobiliari e non, dei privati che la città dovrebbe attrarre per essere competitiva: il che comporterebbe ridurre al minimo vincoli, requisiti e oneri urbanistici, proprio come è successo finora a Milano fino ad arrivare agli eccessi sfociati negli abusi veri e propri.

E per anticipare questa deregolamentazione che in prospettiva il piano regolatore torinese potrebbe introdurre, approfittando di normative già esistenti l’assessore all’urbanistica e il Comune di Torino hanno già utilizzato più volte strumenti di deroga alle normative attuali sulla destinazione di uso degli edifici, quali gli usi temporanei e le deroghe per pubblica convenienza, in modo da poter approvare i progetti presentati da privati che non trovavano riscontro nelle previsioni del piano regolatore attuale.

A testimoniare quanto poco venga tenuto in considerazione quello che prevedono il Piano regolatore torinese medesimo e la normativa urbanistica in generale, il Comune di Torino ha recentemente attestato all’interno di suoi atti che per la realizzazione di uno studentato privato al posto dell’ex ospedale Maria Adelaide e per la costruzione dell’ospedale previsto alla Pellerina all’interno del parco omonimo, non sia neppure necessaria una modifica al piano regolatore vigente, che non li prevede.

A fronte di questa situazione di poco rispetto per l’uso regolamentato del territorio, sfociato addirittura al Meisino nella conversione di una riserva naturale protetta in un’area fitness a cielo aperto a scapito della biodiversità, oppure nella costruzione di un ospedale all’interno del parco della Pellerina, Assemblea Un altro piano per Torino e comitati, gruppi, associazioni che si battono per la salvaguardia del territorio e del verde in città hanno già a suo tempo chiesto al Sindaco Lo Russo di valutare se l’assessore all’urbanistica rappresentasse ancora pienamente la sua volontà nel gestire il territorio della città e il percorso per la scrittura del nuovo piano regolatore oppure se ritenesse invece che queste funzioni dovessero essere attribuite a un nuovo assessore.

Non essendo nel frattempo successo nulla e anzi essendosi aggravata la situazione sulla gestione dell’urbanistica milanese, di cui l’assessore all’urbanistica di Torino è espressione, ribadiamo nuovamente la richiesta al Sindaco esprimersi in proposito.

Ma chiediamo anche che il Sindaco stesso e il Consiglio di comunale di Torino si esprimano sul decreto “Salva Milano e Italia”, uscendo dal silenzio che fa ritenere esistere un loro complice assenso al progetto politico, già votato alla Camera da destra e centro-sinistra, di deregolamentare i permessi edilizi di costruzione, come prevede quel decreto, deregolamentazione che renderebbe inutili le previsioni dei piani regolatori, compreso quello prossimo torinese qualunque esso fosse.

Chiediamo quindi al Comune di Torino e ai suoi organi istituzionali di far sapere ai cittadini e alle cittadine quali sono le loro valutazioni sul futuro urbanistico della città, sull’assessore all’urbanistica delegato a gestirlo e sul decreto “Salva Milano e Italia”, già approvato sia dagli amministratori di Milano sia da parlamentari appartenenti allo stesso partito che governa il Comune di Torino medesimo.

Invitiamo chi abita la città a tenere alta l’attenzione su quanto accadrà relativamente al nuovo Piano regolatore in preparazione e sugli sviluppi dell’approvazione del decreto “Salva Milano e Italia”.

Assemblea Un altro piano per Torino
Acqua Pubblica Torino – Comitato provinciale
ATTAC Comitato di Torino
No TOdays nelle aree verdi
Salviamo gli Alberi di Corso Belgio
Salviamo il Meisino
Salviamo il Paesaggio Torino
Salviamo la Pellerina
Salviamo i Prati

“Da Milano a Torino, l’urbanistica come speculazione”: Sindaco e Consiglio Comunale si esprimano

Riportiamo qui sotto il documento conclusivo dell’incontro pubblico organizzato da Assemblea un altro piano per Torino giovedì 13 febbraio dal titolo “Da Milano a Torino, l’urbanistica come speculazione”

La gestione dell’urbanistica a Milano, finalizzata a favorire gli investimenti privati nell’edilizia semplificando oltre il consentito le procedure di autorizzazione, anche a discapito dei servizi pubblici e della vivibilità della città da parte delle fasce di cittadine e cittadini economicamente più deboli, ha trovato la sua massima espressione nella violazione sistematica delle regole edilizie da parte di imprenditori immobiliari e del Comune stesso, che è invece titolare del potere di sorveglianza e regolamentazione.

Il tentativo di rendere legge dello stato valida in tutta Italia questa violazione sistematica, produttrice di danni al territorio, alle casse comunali e alla cittadinanza, tramite il cosiddetto decreto “Salva Milano e Italia”, deve interessare quindi non solo chi abita a Milano: per questo riteniamo importante che anche a Torino se ne discuta e si prenda posizione.

Nella nostra città è in corso l’elaborazione del prossimo nuovo Piano regolatore senza che ci sia stata in Consiglio comunale una discussione sulle linee guida presentate dalla Giunta quasi tre anni fa e senza che siano state comunicate indicazioni su che cosa l’amministrazione attuale intenderebbe fare delle porzioni di città ora abbandonate o su come ridisegnare la struttura cittadina per far fronte ai sempre maggiori problemi che deve affrontare quotidianamente chi la abita.

Contestualmente viene però dichiarato dall’assessore all’urbanistica, coinvolto in tre inchieste giudiziarie sempre a Milano per alcuni degli abusi edilizi che si vorrebbero sanare con il decreto, che il nuovo Piano regolatore dovrà essere adeguato a “cogliere le opportunità”, cioè a facilitare gli investimenti, immobiliari e non, dei privati che la città dovrebbe attrarre per essere competitiva: il che comporterebbe ridurre al minimo vincoli, requisiti e oneri urbanistici, proprio come è successo a Milano fino ad arrivare agli eccessi sfociati in abusi veri e propri.

E per anticipare questa deregolamentazione che in prospettiva il piano regolatore torinese potrebbe introdurre, approfittando di normative già esistenti l’assessore all’urbanistica e il Comune di Torino hanno utilizzato più volte strumenti, quali gli usi temporanei e le deroghe per pubblica convenienza, di deroga alle regole attuali sulla destinazione di uso degli edifici,  in modo da poter approvare  progetti presentati da privati che non trovavano riscontro nelle previsioni del Piano regolatore attuale.

A testimoniare quanto poco venga tenuto in considerazione quello che prevedono il Piano regolatore torinese medesimo e la normativa urbanistica in generale, il Comune di Torino ha recentemente attestato all’interno di suoi atti che per la realizzazione di uno studentato privato al posto dell’ex ospedale Maria Adelaide e per la costruzione dell’ospedale previsto alla Pellerina all’interno del parco omonimo, non sia neppure necessaria una modifica al piano regolatore vigente, che non li prevede.

A fronte di questa situazione di poco rispetto per l’uso regolamentato del territorio, sfociato addirittura nei progetti di costruire un grande impianto sportivo all’interno di un parco naturale protetto come quello del Meisino oppure di un ospedale all’interno del parco della Pellerina, Assemblea Un altro piano per Torino e comitati, gruppi, associazioni che si battono per la salvaguardia del territorio e del verde in città hanno già a suo tempo chiesto al Sindaco Lo Russo di valutare se l’assessore all’urbanistica rappresentasse ancora pienamente la sua volontà nel gestire il territorio della città e il percorso per la scrittura del nuovo piano regolatore oppure se ritenesse invece che queste funzioni dovessero essere attribuite a un nuovo assessore.

Non essendo nel frattempo successo nulla e anzi essendosi aggravata la situazione sulla gestione dell’urbanistica milanese, di cui l’assessore all’urbanistica di Torino è espressione, ribadiamo nuovamente la richiesta al Sindaco esprimersi in proposito.

Ma chiediamo anche che il Sindaco stesso e il Consiglio di comunale di Torino si esprimano sul decreto “Salva Milano e Italia”, uscendo dal silenzio che fa ritenere esistere un loro complice assenso al progetto politico, già votato alla Camera da destra e centro-sinistra, di deregolamentare i permessi edilizi di costruzione, come prevede quel decreto, deregolamentazione che renderebbe inutili le previsioni dei piani regolatori, compreso quello prossimo torinese qualunque esso fosse.

Chiediamo quindi al Comune di Torino e ai suoi organi istituzionali di far sapere ai cittadini e alle cittadine quali sono le loro valutazioni sul futuro urbanistico della città, sull’assessore all’urbanistica delegato a gestirlo e sul decreto “Salva Milano e Italia”, già approvato sia dagli amministratori di Milano sia da parlamentari appartenenti allo stesso partito che governa il Comune di Torino medesimo.

Invitiamo chi abita la città a tenere alta l’attenzione su quanto accadrà relativamente al nuovo Piano regolatore in preparazione e sugli sviluppi dell’approvazione del decreto “Salva Milano e Italia”, come Assemblea Un altro piano per Torino continueremo a proporre iniziative utili a farlo.

13 febbraio, ore 18: “Da Milano a Torino: l’urbanistica come speculazione”

giovedì 13 febbraio 2025, ore 18
CSOA Gabrio, via Millio 42 Torino

intervengono Lucia Tozzi e Maurizio Pagliassotti

Il recente dibattito sull’approvazione del Ddl Salva-Milano, ovvero le Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia, ha riportato l’attenzione sul tema delle speculazioni edilizie nonché di come l’urbanistica dei nostri comuni, in primis Milano, siano stati trasformati dalla volontà di immobiliaristi italiani ed esteri.

La correlazione tra enti pubblici e privati è infatti consolidata da anni e il decreto, se approvato, non farà che soddisfare l’eterna deregulation richiesta degli speculatori permettendo loro la completa mano libera per stravolgere il tessuto urbano a fini speculativi.

Milano e il suo delicato tessuto socio-abitativo, come mostrano gli studi e le denunce che arrivano dai movimenti di lotta più che le recenti inchieste della magistratura, è da anni sottoposta ad una rete sempre più fitta di speculazioni finanziarie edilizie (oggi attrae i capitali degli immobiliaristi più di qualsiasi altra città europea) con un impatto devastante sulla parte più povera ed esclusa della popolazione.

L’arrivo a Torino, come assessore, di uno degli alfieri meneghini di questo cambiamento, l’architetto Mazzoleni, e la contestuale riscrittura del Piano regolatore della città aprono uno scenario inquietante: perché la fondazione Bloomberg è coinvolta nella sua riscrittura? Perché il nuovo piano dovrebbe flessibilizzarsi verso le richieste dei privati invece che pianificarle?

Ne parliamo con Lucia Tozzi (autrice di “L’invenzione di Milano”) e Maurizio Pagliassotti (autore di “Privati di Torino”)

Lettera-appello e petizione online contro la legge “salva Milano”

“Invitiamo cittadini, comitati civici ed associazioni a sostenere con la propria firma la lettera-appello con la quale 140 professori universitari, urbanisti, giuristi, costituzionalisti, economisti, storici, sociologi e geografi hanno chiesto ai Senatori della Repubblica di non approvare la proposta di legge numero 1309, cosiddetta “Salva Milano”.
dalla presentazione della petizione online lanciata da associazioni e comitati cittadini di Milano “Facciamo l’appello” , che si può firmare da qui: https://www.change.org/p/sosteniamo-l-appello-di-140-professori-contro-l-approvazione-della-salva-milano – pagina Facebook https://www.facebook.com/facciamolappello)

testo della lettera-appello

Dicembre 2024

Il Senato sta discutendo, dopo l’approvazione alla Camera dello scorso 21 novembre, la proposta di legge numero 1987, ora 1309. È stata chiamata “Salva-Milano” ed è la risposta politica alle indagini giudiziarie sull’urbanistica milanese. Nata come un condono per sanare le irregolarità del passato, è stata trasformata in provvedimento “di interpretazione autentica” che, se approvato definitivamente, imporrà come legge in tutta Italia e per sempre la pratica dell’urbanistica seguita a Milano, abrogando le disposizioni che impongono la pianificazione attuativa delle città, a garanzia dei servizi dovuti a tutti i cittadini.

Questa proposta di legge cambierà radicalmente il futuro delle nostre città, rendendole sempre più congestionate ed elitarie. Toglierà ai Consigli comunali il potere di controllare che i costruttori e i fondi immobiliari facciano l’interesse pubblico, e cioè realizzino, insieme ai nuovi palazzi, anche i servizi per la città, edilizia sociale, parcheggi, marciapiedi, piste ciclabili, parchi, scuole, biblioteche eccetera. Lo spazio urbano potrà essere occupato da edifici senza un disegno unitario, senza un piano, senza una visione di città, se non quella degli operatori e dei fondi immobiliari. Verrà inoltre ampliata a dismisura la categoria della ristrutturazione edilizia, nella quale rientreranno anche le nuove costruzioni senza alcun rapporto con quanto demolito, riducendo così di molto le disponibilità finanziarie dei Comuni per la realizzazione della parte pubblica delle città.

Non è vero che la “rigenerazione urbana” si possa fare senza piano e con oneri ridotti nelle aree già urbanizzate, perché queste sono già infrastrutturate e ricche di servizi: tutti i cittadini sanno quanto verde, quanti parcheggi, quanta edilizia sociale e quanti servizi manchino proprio lì dove la città già esiste, eppure si intende densificarla, aumentando i carichi urbanistici.

Se approvata, questa legge impedirà di promuovere politiche di vera “rigenerazione” e riqualificazione delle nostre città e delle periferie, ridurrà verde e servizi, innescherà dinamiche finanziarie che aumenteranno i prezzi dell’abitare e accresceranno le disuguaglianze nelle città.

Rileviamo in questa legge forti profili di incostituzionalità. Non è infatti una misura “di interpretazione autentica”, perché questa è possibile soltanto quando la legislazione su cui interviene sia davvero contraddittoria e di difficile interpretazione, mentre sono chiarissimi i principi fondamentali della legislazione statale, più volte confermati da pronunce della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato, della Corte costituzionale. Questa è invece una riscrittura delle norme urbanistiche, con una evidente intromissione del potere legislativo volta a vanificare le inchieste giudiziarie in corso.

Per questi motivi, noi professori appartenenti alla Accademia italiana, urbanisti, giuristi, costituzionalisti, economisti, sociologi, ecologi, territorialisti, geografi, ci appelliamo ai Senatori della Repubblica affinché non approvino la proposta di legge numero 1309.

elenco dei firmatari a questo link